Costantin Badalau è stato ucciso, ma i suoi aggressori non lo hanno aggredito con quell'intento. Madalin Bogdan e Dan Puiu (20 e 39 anni) vennero tratti in arresto nel 2019 con l'accusa di omicidio volontario. Sono stati rinviati a giudizio per questa gravissima accusa, ma ieri pomeriggio, al termine di una lunga udienza e di una altrettanto lunga camera di consiglio, la Corte di assise del Tribunale di Latina li ha sì condannati, ma derubricando il reato in omicidio preterintenzionale. Non volevano ucciderlo.
I due imputati, difesi dagli avvocati Angelo Palmieri e Cesare Gallinelli, finirono in carcere circa venti giorno dopo la morte della vittima avvenuto all'inizio del marzo dell'anno scorso. Badalau era ospite insieme alla compagna della madre di Bogdan che aveva preso una casetta in via del Moscarello e viveva lì col figlio e con il compagno, Puiu.
I cinque si erano sistemati alla bell'e meglio con i due ospiti che dormivano in una sala. I vicini racconteranno di serate rumorose, di alcol consumato fino a notte fonda, di molte liti. La convivenza forse non era così semplice. Poi la notte del 3 marzo qualcosa andò storto. Dopo l'ennesima serata di festa, in piena notte, una lite tra la vittima e la compagna impedì agli altri di dormire. Nacque una discussione, una lite e, secondo l'accusa, Puiu aggredì e picchiò Badalu mentre il ragazzo più giovane probabilmente lo teneva.
I due imputati hanno sempre affermato di non aver mai voluto la sua morte, di aver discusso certo, ma di essere tornati a dormire con l'amico ancora vivo. Poi la mattina dopo sarebbero usciti senza vederlo. E quella mattina la vittima morì.
Secondo l'accusa che li portò in carcere a fine marzo invece, dopo il violento pestaggio, i due lo lasciarono agonizzante nel letto e le due donne tentarono anche di ripulire la camera dal sangue. L'autorità giudiziaria dispose l'arresto dei due immigrati perché sospettò che stessero organizzandosi per lasciare il Paese.