Sofia ha dieci anni e per il compleanno non ha chiesto un gioco ai suoi genitori, ma lezioni di canto e di teatro. Perché da grande vorrebbe fare l'attrice. Non trova limiti alla sua voglia di vivere e di fare, lei che, sulla carta trova tanti termini e diciture burocratiche che quei limiti li richiamano continuamente.

Ha la sindrome di down classificata come disabilità grave ai sensi dell'articolo 3 della Legge 104/92, eppure le piace sfilare, recitare, ballare ed è un'appassionata di giostre, oltre ad essere una bambina autonoma, consapevole di sé, educata e capace di rispettare le regole. Mercoledì ha dovuto vivere uno spiacevole episodio che ha voluto condividere tramite l'associazione Associazione nazionale Italiana persone Down (AIPD) pubblicando un video dove esprime il suo disappunto.

Da Latina, dove vive con la sua famiglia, è andata al Parco Rainbow MagicLand a Valmontone con un'amichetta anche lei con sindrome di down per una giornata di svago, ma al momento di fare i biglietti gli operatori del parco hanno spiegato che c'erano giochi che per lei erano vietati, come andare sui tronchi galleggianti, o sulle montagne russe "baby", quelle che ama tanto perché il coraggio non le manca.

Ha visto l'operatrice di AIPD Latina discutere con gli operatori del parco e non arrendersi a questa limitazione, abituata a battersi per i diritti e l'inclusione e conoscendo bene la passione e le capacità di Sofia.

«In biglietteria mi hanno detto che le bambine avrebbero avuto il biglietto gratuito, per via della loro disabilità – ha spiegato l'operatrice - e avrebbero indossato un braccialetto verde, corrispondente alla disabilità intellettiva, con il quale sarebbe stato impedito l'accesso ad alcune giostre. Ho spiegato che le due bambine, pure avendo la Sindrome di Down, non presentano alcun impedimento all'accesso a queste giostre, ho chiesto di parlare con il direttore, senza riuscirci, perché trovavo quella norma e quel braccialetto uno schiaffo all'inclusione per la quale lavoriamo. Alla fine ho rinunciato al biglietto omaggio e siamo entrati pagando un biglietto normale. In questo modo abbiamo fatto tutte le giostre, le bambine indossavano la mascherina e in fila si comportavano in modo impeccabile. Ma la delusione resta».

Alla scena ha assistito un signore che portava i suoi nipoti al parco e che ha voluto pagare il biglietto intero a Sofia, un gesto di grande umanità che ci racconta Samantha, la mamma di Sofia, presidente della sezione dell'AIPD di Latina, abituata a lottare contro discriminazioni e pregiudizi per ogni singola conquista giornaliera di sua figlia. 

«Io sono consapevole delle difficoltà di mia figlia e non voglio sconti per lei, non li ho mai voluti: voglio che lei paghi come gli altri e che abbia però le stesse opportunità, senza subire umiliazioni. Il divertimento e lo svago sono un diritto tanto quanto l'istruzione e il lavoro». In questa situazione tra l'altro il regolamento del Parco non sembra essere stato applicato del tutto perché si prevede tra le norme che "la fruizione di alcune attrazioni potrà essere sconsigliata a soggetti affetti da patologie fisiche e/o psichiche" ma "l'ingresso alla singola attrazione non sarà comunque impedito una volta presa cognizione del suggerimento del gestore; in tal caso, infatti, l'utente informato si assume l'integrale responsabilità in ordine alla decisione di accedere comunque all'attrazione». Questa responsabilità nel caso di Sofia non è stata concessa e l'unica cosa che ha potuto fare la mamma è un foglio di reclamo all'attenzione del Parco, al quale non è seguita alcuna risposta ufficiale.

«Chiedo che il parco in questione riveda le sue regole, perché questi braccialetti rischiano di creare problemi per come vengono interpretati. Il personale venga formato, soprattutto gli operatori che stanno all'accoglienza, a capire le diverse situazioni. E' una battaglia di principi e di civiltà, perché l'inclusione è fatta anche di piccole vicende quotidiane. Chissà che da questa segnalazione non possa nascere qualcosa di buono, una sinergia del parco con le associazioni per capire come agire per garantire l'accessibilità per tutti allo svago».