Nelle pieghe dell'inchiesta denominata Home banking, sono stati sequestrati alcuni beni riconducibili ad uno degli indagati che era stato sottoposto alla misura restrittiva degli arresti domiciliari: si tratta di Matteo Riggi, il provvedimento è stato richiesto dalla Procura e convalidato dal giudice del Tribunale Giuseppe Cario e riguarda un appartamento e due cantine. E' una ulteriore appendice dell'inchiesta condotta dai militari della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Latina e che aveva portato già al sequestro dei beni e dei conti correnti nei confronti anche degli indagati a piede libero, tra cui diversi imprenditori. Per chi è stato denunciato l'importo totale complessivo dei beni sotto chiave era molto rilevante e supera i sette milioni di euro.

Da quando sono state eseguite le misure restrittive, non sono mancate diverse tappe nell'inchiesta, a partire dall'evasione dagli arresti domiciliari dove era detenuto del consulente finanziario Marco Di Viccaro, sorpreso lontano dalla sua abitazione e nei cui confronti il giudice ha emesso un aggravamento della misura cautelare con il trasferimento in carcere.
Dopo che nei giorni scorsi è stato disposto il sequestro di alcuni beni immobili riconducibili a Riggi, il suo legale, l'avvocato Alessio Faiola, presenterà ricorso al Tribunale del Riesame avverso il provvedimento, sostenendo che la provenienza non è illecita.

La genesi di tutti gli accertamenti era scattata in occasione di un controllo dei finanzieri della Tenenza di Sabaudia e dal sequestro di una serie di documenti. «Russo, Di Viccaro e Riggi hanno costituito - era riportato nell'ordinanza di custodia cautelare - un vincolo associativo stabile con predisposizione di mezzi, persone, procacciamento di un importante volume d'affari».
Il sostituto procuratore a vario titolo ha ipotizzato anche il vincolo associativo e i reati di indebita compensazione, impiego di beni di provenienza illecita ed esercizio abusivo della professione. In occasione dell'interrogatorio davanti al giudice, Riggi aveva negato gli addebiti e spiegato di aver ricevuto una serie di pressioni.
Il primo tassello all'inchiesta risale al febbraio del 2017 quando gli investigatori nel corso di una perquisizione, sequestrano dei documenti contabili che riguardano molte imprese che avevano effettuato indebite compensazioni con modelli F24 trasmessi in questo caso dal Di Viccaro.
I fatti contestati sono avvenuti tra il 2014 e il 2018 come hanno sostenuto gli inquirenti. Nel corso dell'esecuzione dei provvedimenti restrittivi, era stato disposto il sequestro di nove società, tra cui alcune cooperative. Il prossimo step adesso sarà quello relativo al deposito delle motivazioni del Riesame in merito alle esigenze cautelari e la discussione invece che si svolgerà a Latina, riguardo all'ultimo sequestro avvenuto nei giorni scorsi.