Condanna a due anni di reclusione con il riconoscimento dell'ipotesi lieve nei confronti di Andrea Izzo, 30 anni, di Latina, arrestato durante il lockdown dalla polizia per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Nel periodo più critico per la pandemia quando le strade erano deserte e non si poteva uscire di casa se non per comprovate ragioni, la tecnica di spaccio ideata dal 30enne, secondo quanto ipotizzato dagli investigatori, oltre ad essere singolare era stata efficace. La droga arrivava agli acquirenti, direttamente dalla finestra verso la strada dove il consumatore raccoglieva l'involucro e subito dopo metteva i soldi nella cassetta delle poste.
E quello che hanno visto gli agenti della Squadra Mobile della sezione antidroga quando nella zona del quartiere Gionchetto, nel corso dei servizi di controllo del territorio predisposti dal Questore Michele Spina, hanno notato una scena molto particolare: due persone in auto che ad un certo punto scendevano da un'auto per raccogliere qualcosa sull'asfalto che era stato appena lanciato dalla finestra di una palazzina dove abita Andrea Izzo.
Nel corso d una perquisizione gli agenti, coordinati dal dirigente Giuseppe Pontecorvo, in casa del giovane avevano trovato 10 grammi di cocaina e poi settanta euro nella cassetta della posta oltre a tutto l'occorrente per lo spaccio. Izzo era stato arrestato ed era stato portato nel carcere di via Aspromonte a Latina.
Non era facile la posizione processuale dell'imputato, già noto negli archivi delle forze dell'ordine. Ieri è stato processato con il rito abbreviato, godendo così della riduzione di un terzo della pena e alla fine dopo che il pubblico ministero Claudio De Lazzaro ha chiesto la condanna a tre anni e quattro mesi ricostruendo i fatti contestati avvenuti lo scorso 3 aprile, la difesa, rappresentata dall'avvocato Alessia Vita, ha puntato su una serie di elementi: dalla concessione delle attenuanti generiche al riconoscimento della lieve entità, una prospettaizone che è stata accolta al termine della camera di consiglio dal magistrato che ha emesso la sentenza. L'uomo è sottoposto agli obblighi di firma.