Le dichiarazioni rilasciate a margine dell'interrogatorio di garanzia da Natan Altomare dove ha chiarito la sua posizione, sono state portate in aula ieri al Riesame dalla pubblica accusa come integrazione investigativa per dare sostegno all'impianto accusatorio. Oltre alla posizione di Altomare che si trova agli arresti domiciliari, è stato discusso il caso di Luciano Iannotta, considerato dal gip Antonella Minunni, lo stratega del sodalizio e poi sono stati discussi i ricorsi degli investigatori infedeli che gravitavano attorno all'imprenditore di Sonnino. I giudici hanno tempo fino a venerdì per sciogliere la riserva e decidere sulle esigenze cautelari e sulla solidità dei gravi indizi di colpevolezza.

I legali di Iannotta hanno chiesto - presentando delle memorie difensive - la scarcerazione per il proprio assistito o in sub ordine una misura meno afflittiva come gli arresti domiciliari. Per Altomare la difesa ha chiesto l'annullamento del provvedimento restrittivo, stessa strategia difensiva adottata anche dai legali dei carabinieri nei cui confronti viene contestata la corruzione a vario titolo ma anche la rivelazione di segreto d'ufficio. Sono state discusse le posizioni del colonnello Alessandro Sessa e del luogotenente Michele Carfora Lettieri nei cui confronti il gip aveva disposto gli arresti domiciliari. Per Sessa il suo difensore ha sostenuto l'inutilizzabilità delle intercettazioni.
Il collegio difensivo degli indagati è composto dagli avvocati Archidiacono, Capozzoli, Cardosi, Cardillo Cupo, Conca, Petrucci. Dopo che nei giorni scorsi il Riesame ha annullato l'ordinanza per la posizione di Pirolo e per un capo di imputazione per De Gregoris oltre che per Thomas Iannotta, confermando le accuse per Taiani e buona parte per De Gregoris, quella di ieri era un'udienza ritenuta importante per valutare la struttura dell'impianto accusatorio che si basa su intercettazioni telefoniche e ambientali e anche sulle rivelazioni dei collaboratori di giustizia rilasciate alla Squadra Mobile.

L'inchiesta Dirty Glass, condotta dai pubblici ministeri Luigia Spinelli, Claudio De Lazzaro, Corrado Fasanelli e coordinata dal pm Ilaria Calò, è nata dalla denuncia presentata per una falsa estorsione nel dicembre del 2017 e ha portato all'imprenditore Luciano Iannotta, ex presidente di Confartigianato e ad una rete di persone che gravitavano attorno a lui. «Era pronto sempre a sistemare le cose ed era un punto di riferimento del gruppo», aveva osservato il magistrato nel provvedimento restrittivo.
I reati contestati a vario titolo nei confronti di alcuni indagati sono anche l'estorsione aggravata dal metodo mafioso, l'intestazione fittizia di beni, il falso e l'accesso abusivo al sistema informatico.