«Ho sentito una botta e all'inizio non pensavo a degli spari, poi ho capito: dallo specchietto ho visto il faro di un motorino e ho sentito i colpi, "bum, bum, bum. Poi il motorino si è affiancato e ho sentito ancora bum, bum». E' un pezzo della lunga deposizione durata oltre due ore di Nazzareno Di Giorgio, 50 anni di Latina, che ieri pomeriggio in aula davanti al collegio penale del Tribunale composto dai giudici Laura Morselli, Francesca Coculo e Simona Sergio, è comparso come parte offesa nel processo che vede sul banco degli imputati Giovanni Cambria, 59 anni, accusato di tentato omicidio.
Secondo gli inquirenti il movente dell'agguato a colpi di pistola è di natura passionale.

Nel corso della testimonianza Di Giorgio ha ricostruito i fatti di quella sera di giugno, a partire da quando ad un certo punto ha pensato di essere stato tamponato. «Quando ho sentito la botta, ho pensato che mi avessero intruppato - ha detto - ho seguito lo scooter che ho riconosciuto, era un Sh ed era quello del Cambria e poi l'ho inseguito fino all'altezza di via del Lido a Latina e l'ho visto in faccia, da vicino» ha detto mimando al pubblico ministero Andrea D'Angeli, la distanza che c'era.

Di Giorgio ha spiegato che stava tornando a casa quando all'altezza di via del Saraceno ha sentito il vetro della Jeep Renegade che guidava che si rompeva, andava in frantumi. «Non pensavo che qualcuno mi sparasse - ha aggiunto nel corso dell'esame - ho rincorso il motorino per capire chi mi avesse sparato e ho riconosciuto il Cambria, poi sono andato in Questura e ho raccontato quello che era accaduto». Il 50enne ha poi risposto alle domande della difesa dell'imputato nel controesame condotto dagli avvocati Laura Bove e Fabrizio Tomei che hanno puntato su una serie di elementi per cercare di scardinare l'impianto accusatorio che si regge sulle dichiarazioni rilasciate dalla parte offesa e su altri riscontri. L'audizione ha occupato quasi tutto il pomeriggio, Di Giorgio ha ricordato anche del riconoscimento fotografico che ha fatto in Questura poche ore dopo il tentato omicidio.

In aula era presente anche Cambria e il movente come hanno ricostruito gli agenti della polizia è di natura passionale, a quanto pare un riavvicinamento del Di Giorgio alla sua ex, compagna del Cambria ma secondo la difesa dell'imputato questo elemento relativo al movente è venuto meno, così come la difesa sostiene che le tracce di polvere da sparo isolate sul proprio assistito siano provenienti da una contaminazione. Sono questi soltanto alcuni degli elementi su cui i difensori dell'imputato hanno già iniziato a dare battaglia.
Prima della deposizioni di Di Giorgio, sono stati ascoltati alcuni agenti della Squadra Mobile tra cui un investigatore che ha ritrovato il bossolo in via del Saraceno sul'asfalto subito dopo l'agguato nel corso di una ricognizione.