Un modellino di un veliero di legno fatto in carcere è finito agli atti del processo Petrus- Astice che si sta svolgendo a Latina. Il legale di Gennaro Amato, considerato dagli inquirenti un personaggio di spicco dell'inchiesta, nel corso del suo intervento ieri mattina davanti al giudice Giorgia Castriota, per giustificare la presenza di un filo di nylon finito agli atti dell'inchiesta e che non poteva entrare in carcere, ha portato in aula un modellino di un veliero, spiegando che il suo assistito coltiva con grande passione questo hobby e che il filo di nylon gli serviva per realizzare il modellino che è stato acquisito dal Tribunale ed è finito nel processo. La prova della difesa ha come obiettivo quello di scardinare le accuse e sostenere che Amato in carcere se ha ricevuto qualcosa era perchè è un appassionato di modellini di navi. Secondo l'accusa in carcere poteva entrare di tutto: dalle derrate alimentare fino alle sostanze stupefacenti.

Nei confronti di Amato, i pubblici ministeri Valerio De Luca e Giuseppe Bontempo, titolari dell'inchiesta avevano chiesto la condanna a cinque anni di reclusione mentre la difesa ha chiesto l'assoluzione e in sub ordine il minimo della pena. Hanno poi parlato i difensori di altri due imputati in questo caso di Antonio Sellacci e Francesco Falcone, nei cui confronti il pm aveva chiesto la condanna a due anni e quattro mesi. Il collegio difensivo composto dagli avvocati Zorzi Fagiolo e Di Legge ha chiesto l'assoluzione per tutti. Il processo è alle battute finali dopo che nel corso della precedente udienza la pubblica accusa aveva tirato le somme chiedendo complessivamente oltre un secolo di condanne, in tutto 120 anni di reclusione. Oltre a Petrus, l'inchiesta Astice aveva permesso di scoprire alcuni agenti della polizia penitenziaria compiacenti che in cambio di soldi permettevano di far entrare nella casa circondariale di via Aspromonte di tutto.

I reati contestati a vario titolo nei confronti degli imputati sono: corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, detenzione illegale e spaccio aggravati di sostanze stupefacenti.
Erano stati in tutto 34 i provvedimenti cautelari che erano stati eseguiti nel settembre del 2019 dai carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina e che avevano interessato diversi centri della provincia: Latina, Pontinia, Sabaudia, Terracina e poi anche i Lepini. La maggior parte degli imputati ha scelto la strada processuale del rito abbreviato, godendo in questo modo della riduzione di un terzo della pena, altri invece il patteggiamento. Sono state fissate già altre date per la discussione degli altri difensori, a partire dal prossimo 11 novembre, a seguire il 24 e poi il primo dicembre. La sentenza probabilmente entro la fine dell'anno.