Ha detto di avere la coscienza pulita. Ha negato le accuse sostenendo di non aver rivelato alcun segreto d'ufficio. Ha parlato per un'ora e mezza ieri mattina in Tribunale la cancelliera Paola Berghella, 52 anni di Latina, che lavora in Procura, finita nell'inchiesta Scarabeo. E' accusata di rivelazione di segreto d'ufficio. Davanti al giudice Giuseppe Cario, assistita dall'avvocato Italo Montini, ha risposto alle domande e alle contestazioni riportate nella richiesta di sospensione dall'esercizio di pubblico ufficiale di cancelliere, presentata dai pm Valentina Giammaria e Claudio De Lazzaro. Il giudice nelle prossime ore dovrà decidere sulla misura interdittiva e già oggi o al massimo domani potrebbe sciogliere la riserva.
Gli investigatori hanno sostenuto nel provvedimento che la Berghella ha potuto contare su quella che chiamano «una piattaforma conoscitiva delle prassi investigative e delle procedure amministrative specifiche, sono notizie e informazioni di cui ha reso edotto Francesco Santangelo e in diverse occasioni ha mostrato la sua disponibilità nell'aiutarlo». C'è una intercettazione ad esempio che secondo gli investigatori ha un peso. «Qualsiasi cosa per quello che ti posso aiutare io ti aiuto». Secondo l'impianto accusatorio, l'impiegata della Procura presso la segreteria di un pubblico ministero, aveva inoltre cognizione dell'attività del Santangelo e come hanno sostenuto i magistrati inquirenti si intuiva dai profitti.
Le contestazioni riguardano la genesi dell'inchiesta e la notizia dell'imminente esecuzione di sequestri in alcuni alloggi in via Bruxelles: al Colosseo. Da una serie di intercettazioni è emerso che alcuni condomini fossero a conoscenza di quello che sarebbe avvenuto tra cui la compagna di Nicola Natalizi, ex poliziotto, amico di Francesco Santangelo che aveva conosciuto ai tempi di quando lavorava in Procura e finito agli arresti domiciliari.  L'ipotesi che seguono gli investigatori è che Santangelo abbia saputo la notizia dalla Berghella. «Si prodigava nell'aiutarlo ad eludere le attività investigative anche rivelando notizie coperte da segreto - è riportato nella richiesta dei pm - e appare inserita in una rete di relazioni confidenziali che esistenti tra le altre cancellerie e segreterie ed altro personale di servizio della Procura del cui apporto si è giovata. La cancelliera - hanno sottolineato gli inquirenti - gode infatti di un rapporto di fiducia e considerazione da parte del personale per le competenze professionali mostrate nel corso degli anni».