Non sono serviti a granché gli interrogatori di garanzia espletati ieri dal giudice per le indagini preliminari Giuseppe Cario nei confronti delle sette persone finite agli arresti domiciliari con l'accusa di truffa e falso, per avere ottenuto finanziamenti che la loro condizione di «cattivi pagatori» e le rispettive buste paga non avrebbero consentito di ottenere senza l'intervento del sodalizio orchestrato da Francesco Santangelo. Le sette persone ascoltate hanno detto di essere estranee a qualsivoglia tipo di reato e di essersi rivolte a persone che conoscevano e dalle quali avevano saputo di poter superare lecitamente gli ostacoli amministrativi che si frapponevano alla soddisfazione delle loro richieste di accedere a uno o più finanziamenti. Quanto al fatto che dovessero pagare la prestazione qualora il finanziamento fosse stato ottenuto, questo è sembrato normale a ciascuno degli indagati, malgrado il pagamento della prestazione avvenisse attraverso denaro contante e senza rilascio di fatture o ricevute di sorta.
Di cosa parliamo si rileva agevolmente dall'ordinanza dello stesso Gip Cario. Nel provvedimento sono elencati otto casi distinti, relativi a otto persone diverse, che nel periodo di tempo compreso tra maggio 2018 e maggio 2019, cioè un anno esatto, hanno chiesto e ottenuto complessivamente 17 diversi finanziamenti da una decina di agenzie di credito, quasi tutte società finanziarie. L'ammontare complessivo delle somme erogate in favore degli otto indagati è pari a 318.870 euro. E a parte un paio di casi, in cui i richiedenti hanno chiesto e ottenuto finanziamenti per 14.000 e 20.000 euro, tutti gli altri hanno fatto ricorso al credito per ottenere somme mai inferiori ai 35 mila euro, spingendosi fino 79.000 euro, come nel caso dell'ex poliziotto Nicola Natalizi che a partire da luglio 2018 fino a maggio 2019 aveva ottenuto ben cinque diversi finanziamenti.