Rischia di finire a processo un uomo di 41 anni, residente in provincia di Latina, accusato di aver offeso e minacciato pesantemente e con toni gravissimi i magistrati e il Consiglio Superiore della Magistratura «quelli del tavolo rotondo» li ha chiamati in un filmato che era stato diffuso meno di un anno fa in rete e su Youtube. Le minacce avevano riguardato i magistrati di Palazzo dei Marescialli e le modalità con cui l'uomo si era rivolto ai giudici erano state inquietanti.
L'imputato, M.P., queste le sue iniziali, era stato indagato dalla Procura di Latina che aveva aperto un fascicolo e in un secondo momento era stata richiesta l'applicazione di una misura restrittiva come gli obblighi di polizia giudiziaria, accolta dal gip del Tribunale Pierpaolo Bortone che aveva firmato il provvedimento. Nel filmato si percepiva un forte odio da parte dell' uomo che aveva inviato un videomessaggio sulla celebre piattaforma. I fatti contestati su cui hanno indagato i carabinieri, risalgono a pochi mesi fa, in occasione del periodo del lockdown, quando il 41enne aveva scelto il web per iniziare a insultare e minacciare le toghe. Le condotte contestate sono avvenute tra il 4 e il 12 marzo del 2020.
Il messaggio era indirizzato come aveva scritto «Alla centrale dove c'avete il tavolo rotondo e fate le riunioni» ma è nella parte centrale che l'atteggiamento diventa sempre più ostile e i toni sono estremamente gravi.
«Troverò un santo in divisa, gli darò due milioni di euro e gli dirò tu li devi ammazzare tutti. Ricordatevi una cosa: io passerò alla storia, con l'esperienza mia militare io ci arrivo». L'uomo aveva minacciato l'uccisione dei membri del Consiglio Superiore della Magistratura per turbarne l'attività ed ottenere in questo modo l'adozione di un provvedimento giudiziario che lo riguardava. E' questa la conclusione a cui erano arrivati gli inquirenti che una volta ricevuta la notizia di reato avevano disposto la rimozione del filmato. Il 41enne - difeso dall'avvocato Francesco Pietricola - era stato sottoposto ad una misura restrittiva e il gip aveva ravvisato nel provvedimento cautelare la pericolosità sociale dell'indagato, la platealità delle minacce e infine anche l'atteggiamento intimidatorio. Erano stati i carabinieri a scoprire il video che da quando era stato pubblicato aveva fatto comunque molte visualizzazioni,