Hanno cercato di smontare pezzo per pezzo le accuse i legali di Angelo e Riccardo Petrillone del processo Petrus, giunto alle battute finali. In aula hanno parlato dopo che nella scorsa udienza aveva concluso l'avvocato Maria Antonietta Cestra. Ieri è stato il turno dei legali degli altri imputati gli avvocati Alessia Vita, Domenico Oropallo e Giosuè Naso che hanno tentato di sconfessare l'impianto accusatorio che si regge su intercettazioni telefoniche e ambientali che hanno permesso di arrivare da Pontinia fino alla casa circondariale di via Aspromonte.
In aula si torna il 14 dicembre quando sarà il turno dell'arringa difensiva dell'avvocato Angelo Palmieri che proseguirà con la posizione di Petrillone e dell'avvocato Amleto Coronella che assiste Franco Zinni, l'agente di polizia penitenziaria accusato di corruzione, poi la parola passerà al giudice del Tribunale Giorgia Castriota che al termine della camera di consiglio uscirà con la sentenza nei confronti dei 26 imputati che hanno scelto il rito abbreviato. La pena più alta richiesta dal pm è di 10 anni per Simone e Riccardo Petrillone. E poi 5 anni per Angelo Petrillone: le difese hanno chiesto l'assoluzione per i propri assistiti cercando di mettere in evidenza l'insussistenza delle accuse.
L'impianto accusatorio aveva pienamente retto al Riesame. Nell'ordinanza di custodia cautelare firmata dal giudice Giuseppe Cario, era stato ricostruito il traffico della sostanza stupefacente in buona parte del territorio pontino. E emerso che la droga entrava nella casa circondariale grazie alla compiacenza di due agenti di polizia penitenziaria che in cambio di utilità avevano venduto la loro funzione. Le indagini dei carabinieri del Nucleo Investigativo e della polizia penitenziaria avevano consentito di ridisegnare il percorso dell'hascisc e della cocaina e di accertare anche un altro aspetto che ha dato il nome all'operazione: in cella potevano entrare derrate alimentari. Il quadro emerso in carcere a Latina era nitido secondo gli inquirenti, in carcere c'era un patto corruttivo: riconducibile all'agente Zinni. avevano ribadito gli inquirenti nel corso della requisitoria, a partire dai rapporti tra l'agente e Gennaro Amato con un ruolo di intermediario da parte di un altro imputato.
Nel caso di Zinni ad esempio, l'agente compiacente, ha evidenziato il pm - in cambio di somme di denaro consistenti - ha intercesso anche per consentire ad un detenuto di telefonare al padre. In occasione delle intercettazioni - come ha spiegato il magistrato - gli investigatori hanno documentato diverse chiamate per contattare familiari all'esterno del carcere. Il 14 dicembre è prevista la sentenza.