Le rivelazioni fornite dal collaboratore di giustizia Agostino Riccardo hanno permesso di fare chiarezza anche su fatti e circostanze estranee al territorio pontino, come l'omicidio di un boss di Benevento, un caso rimasto irrisolto per un decennio che ha permesso in un primo momento di rafforzare la sua credibilità, ma ora rischia di trasformarsi in un boomerang perché un altro pentito ha messo in dubbio l'attendibilità dell'ex affiliato del clan di Armando Di Silvio, trascinandolo in una sorta di patto tra "gole profonde" per incastrare l'omicida e guadagnare punti agli occhi dei magistrati antimafia.
La vicenda in cui si inseriscono le dichiarazioni di Agostino Riccardo è l'uccisione di Cosimo Nizza, freddato a colpi di pistola nel Rione Libertà a Benevento il 27 aprile 2009. Tre anni fa era stato un primo collaboratore di giustizia campano a rivelare il nome di uno dei due assassini piombati quel giorno in sella a uno scooter, ma il presunto killer nonché organizzatore dell'agguato, il 34enne Nicola Fallarino di Benevento, è stato incastrato solo grazie all'imbeccata del "pentito" di Latina. Agostino avrebbe appreso del suo coinvolgimento direttamente da Fallarino, che gli avrebbe confidato il delitto, per accreditare la propria fama criminale, nel 2017 mentre i due condividevano la stessa cella nel carcere di Viterbo.
Quell'informazione il latinense l'ha utilizzato a proprio vantaggio, per accrescere il contributo delle dichiarazioni rese e attendere l'obbligo di riferire tutte le notizie di reato in suo possesso, quando ha deciso di collaborare con la giustizia nell'estate dell'anno dopo: l'indagine scattata dopo la sua rivelazione, ha trovato conferme con una serie di conversazioni intercettate tra gli indagati, riscontri che avevano di fatto blindato la credibilità di Agostino Riccardo. E come se non bastasse, alle sue dichiarazioni si erano aggiunte anche quelle di un altro collaboratore di giustizia, Pasquale Matarazzo di Volla, che a sua volta aveva appreso la confessione di Fallarino in un periodo di detenzione nello stesso carcere.
Un castello accusatorio piuttosto solido che un nuovo pentito è pronto a mettere in dubbio nelle prime battute del processo, a carico del presunto killer, incardinato davanti ai giudici della Corte d'Assise di Benevento. L'identità di questo collaboratore di giustizia non è ancora stata resa nota, ma come riporta il quotidiano "Il Roma" di Napoli, è stato in grado di rivelare un accordo tra Agostino Riccardo e Pasquale Matarazzo, entrambi compagni di cella di Fallarino, per fornire la stessa versione dei fatti contro di lui nel caso in cui fossero passati dalla parte della giustizia, come poi è successo. Il nuovo teste, detenuto anche lui in quel periodo nello stesso penitenziario, sostiene che lo stesso Agostino Riccardo avrebbe proposto anche a lui di pianificare una dichiarazione lineare.
A tradire i primi due pentiti sarebbe un particolare, una svista che accomuna le loro rivelazioni: entrambi sostengono che il killer guidasse lo scooter al momento dell'agguato, mentre la ricostruzione ufficiale lo indica come passeggero. Una "guerra" all'ultima dichiarazione che si preannuncia infuocata. Il nuoto pentito è atteso in aula nella prossima udienza per l'esame delle parti.