Saranno i giudici del Tribunale amministrativo di Roma a decidere sulla legittimità della proroga delle concessioni balneari, essendo stati chiamati a decidere sul ricorso promosso dall'Autorità garante della concorrenza e del mercato (AGCM) contro la delibera adottata a dicembre dal Comune di Nettuno e nei confronti dei concessionari.
La querelle si inserisce nell'oramai annosa vicenda che riguarda l'applicazione della direttiva Bolkestein, che determinerebbe la messa all'asta anche delle concessioni demaniali. Nel Comune di Nettuno, che nelle scorse settimane si è costituito in giudizio dando incarico all'avvocato Fabio Tonelli, a dicembre dello scorso anno era stata adottata la delibera di Giunta 196, quella oggetto del ricorso. Con quell'atto, l'Ente prendeva atto di quanto previsto dalla legge di bilancio per il 2019 (145/18) che prevedeva appunto la proroga delle concessioni per 15 anni, ossia fino al 2033.
Il ricorso
L'Autorità garante della concorrenza e del mercato ha contestato l'atto, ritenendolo contrario ai «principi eurounitari». Una posizione, questa, espressa al Comune con un parere in cui veniva richiesto di disapplicare l'atto. Cosa che non è avvenuta e, di conseguenza, ne è scaturito il giudizio pendente davanti al Tar.
Secondo l'AGCM, semplificando, il Comune di Nettuno avrebbe dovuto disapplicare eventuali norme nazionali in conflitto col diritto dell'Unione Europea. Per le concessioni, secondo la parte ricorrente, andava applicata la direttiva Bolkestein. Avrebbero dovuto quindi essere avviate delle procedure concorsuali «trasparenti e competitive» come previsto per i mercati in cui, per specifiche caratteristiche oggettive delle attività tecniche, economiche e finanziarie, esista un'esclusiva o sia ammesso a operare un numero limitato di soggetti. La proroga, invece, secondo la parte ricorrente non farebbe altro che rinviare il «confronto competitivo» per il mercato, impedendo i «benefici» che deriverebbero da una periodica concorrenza.
In sostanza, per l'AGCM il provvedimento del Comune di Nettuno sarebbe illegittimo sebbene derivi da norme superiori (la legge di bilancio e il cosiddetto decreto "Rilancio") e per questo motivo la richiesta rivolta ai giudici amministrativi è stata quella di annullare la delibera impugnata.
La difesa
Il Comune di Nettuno si è costituito in giudizio dando incarico all'avvocato Fabio Tonelli, che nei giorni scorsi ha presentato le memorie difensive. Per l'Ente, il ricorso dell'Agcm sarebbe inammissibile in quanto l'atto impugnato non sarebbe fonte dell'effetto (la proroga) oggetto del ricorso, derivando da norme statali. Sarebbe una mera presa d'atto, insomma. Nel merito della faccenda, invece, vengono sollevate una serie di contestazioni in ordine all'omessa dimostrazione della scarsità della risorsa (motivo che determinerebbe la necessità della procedura concorsuale), nonché alla prova di un interesse transfrontaliero certo. Inoltre, per l'avvocato del Comune non si sarebbe tenuto conto del legittimo affidamento del concessionario e del principio della certezza del diritto e dell'obbligo di indennizzo. Infine, una differenziazione tra le proroghe degli anni 2009/2012 e quelle del 2018/2020. La prima di queste ultime due fu motivata anche dalla necessità di tutelare l'occupazione e il reddito delle imprese in crisi anche a causa dei danni subiti da eventi meteo calamitosi (ad esempio quelli avvenuti nel Lazio a ottobre di tre anni fa). Col provvedimento di "conferma" della proroga del 2020, il cosiddetto decreto "Rilancio", si è dovuto invece tener conto di un'altra problematica enorme: la pandemia da covid-19 e i suoi effetti devastanti anche sul tessuto economico.
«La questione per la quale ho avuto l'onore di rappresentare e difendere il Comune di Nettuno - commenta l'avvocato Tonelli - è di notevole rilevanza giuridica ed economica e attiene a interessi generali che consentono, per una esigenza stimata in sé superiore, di derogare al principio della gara perché si riferiscono ad interessi prioritari che prevalgono sulle esigenze stesse che sono a base della garanzia di concorrenza. I motivi che hanno indotto quasi tutti i Comuni costieri italiani ad adottare la proroga delle concessioni demaniali sino al tutto il 2033, peraltro in ottemperanza al disposto normativo italiano, sono motivi imperativi di interesse pubblico, i quali sono sottesi alla intervenuta proroga delle concessioni ex lege. I Comuni che hanno disposto la proroga sino al 2033 hanno operato legittimamente, nel pieno rispetto di tutte le normative vigenti e io mi batterò strenuamente affinché sia riconosciuta la legittimità del loro operato e affinché sia salvaguardato un "patrimonio" che è fondamentale per lo sviluppo e per la ripresa dell'Italia».