I moderati sono terrorizzati dall'idea di compiere un passo falso, mentre tra i democratici i passi falsi non hanno alcun peso e passano inosservati.
Andrea Marchiella, colto in fallo dalla notifica di una sentenza definitiva della Corte di Cassazione per un fatto risalente al 2011, ha impiegato 24 ore per togliere dall'imbarazzo i compagni di lista di Fratelli d'Italia e il candidato sindaco Vincenzo Zaccheo, e rinunciare alla candidatura, benché la condanna definitiva non gli impedisse di candidarsi ed eventualmente di essere eletto.
La signora Elettra Ortu La Barbera, capolista di Latina Bene Comune, non aveva bisogno di alcuna notifica per sapere che una sentenza di applicazione della pena grava sulle sue spalle, dal momento che quella pena, 6 mesi di reclusione con sospensione condizionale, l'ha patteggiata con un giudice nell'estate del 2018.
L'accusa oggetto della sentenza era quella di falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, un reato commesso nel febbraio 2015 nell'esercizio delle funzioni di medico in servizio presso l'ospedale Santa Maria Goretti di Latina.
Anche per la capolista di Lbc, come era per Marchiella, non valgono le statuizioni della legge Severino, nel senso che quel patteggiamento e la pena conseguente non impediscono la candidatura e nemmeno l'eleggibilità, ma nella casa dei duri e puri, le ragioni di opportunità non valgono. Sono gli altri a doverle osservare e rispettare.