La potenza, il potere del sodalizio mafioso, in particolare di Madaffari, per gli inquirenti si palesa in particolari e oramai certe modalità.

Si parla infatti non solo di "controllo del territorio", ma anche e soprattutto di "riconosciuta autorità criminale nell'area di Anzio e Nettuno". E naturalmente una realtà criminale di tale spessore non può non avere contatti e frequentazioni son soggetti che operano sui comuni limitrofi, Aprilia in particolare. Sono infatti stretti i rapporti del clan Gallace con soggetti criminali apriliani e del Madaffari con alcun soggetti noti di Aprilia come Ivan Casentini, Monica Montenero, Patrizio Forniti (indagato in questa operazione per traffico di droga insieme ad un complice di Rosarno e sotto processo per una serie di intimidazioni legate ad una estorsione con modalità mafiose insieme ai fratelli Cangemi, altri soggetti legati alla malavita calabrese).
Tanto che questi altri soggetti criminali interessati ad esempio a due diverse azioni di vendetta a carico di soggetti che tra Anzio e Nettuno e vivono e agiscono, devono fare i conti proprio con Giacomo Madaffari prima di muoversi.
Emblematico il caso che si riporta (senza che i soggetti siano indagati in questa circostanza, ma che vengono intercettati dagli investigatori) legato all'aggressione del fidanzato della figlia di Patrizio Forniti e Monica Montenero ad opera di un certo "turco".

Secondo le indagini, la donna - visto che Forniti era in regime detentivo - avrebbe guidato una spedizione punitiva che ha portato al selvaggio pestaggio del turco finito in prognosi riservata e a cui venne anche rubato un borsello con diverse migliaia di euro (7.500 euro). E' intercettando il nipote della Montenero e di Forniti, Ivan Casentini, altro soggetto particolarmente noto ad Aprilia, a colloquio con Giacomo Madaffari che si scopre che quest'ultimo è dovuto intervenire in almeno due occasioni si "questioni" di Aprilia.

« Giacomo dice che quando viene chiamato cerca di trovare una soluzione senza fare male a nessuno delle due parti. Ivan dice che quando la zia gli ha detto che sarebbe andata a parlare con Giacomo, lui ha pensato ‘meno male' in quanto pensava che Giacomo l'avrebbe fatta riflettere. Giacomo afferma che però la donna non ha accettato i suoi consigli».
L'altra questione di cui Madaffari si è dovuto occupare, riguarda la possibile vendetta di Forniti e del Casentini, nei confronti di Massimiliano Sparacio. Sparacio all'epoca ancora libero, è l'autore dell'omicidio di Luca palli, ad Aprilia. Palli, stando a quanto dice Casentini, era un grande amico, il migliore amico dello zio. «Ivan racconta che la sera in cui dovevano andare ad acchiappare Massimo, quello che ha ammazzato Luchetto, per fortuna lo zio ha deciso di passare da ‘Luca' (DE LUCA?) e Luca gli ha detto di ‘non azzardarsi'. Ivan afferma che per fortuna gli ha risposto in quel modo in quanto, altrimenti, ‘quella sera con zio lo prendevamo, lo affettavamo e noi domani mattina lo pagavamo' scontando 30 anni. Giacomo e Ivan concordano che avrebbero scontato quella pena senza alcun motivo in quanto· Luca (ucciso) non si comportava bene». Il pestaggio a sangue avviene anche perché «Ivan spiega che la colpa è anche di Monica che non vuole ascoltare i consigli...».
Tra gli atti e le trascrizioni delle intercettazioni, si legge che quella conversazione tra Madaffari e Casentini prosegue: «Giacomo dice che in quella vicenda, (omicidio Luca Palli), Patrizio si sarebbe andato a mettere nei guai e Giacomo dice di averlo calmato e fatto ragionare. Ivan dice di essere andato ed aver preso tutti i DVR e le ‘guardie' hanno visto che registravano fino a quando arrivava Ivan. Ivan dice di aver detto alla zio che se fossero andati a prenderlo (Massimo) sarebbe risultato che Ivan aveva preso i DVR. Ivan dice di aver detto allo Zio di aver preso i DVR solo per capire se c'erano di mezzo gli albanesi e non per vendicare Luca in quanto lui non l'avrebbe vendicato anche se era il migliore amico dello Zio».