Continua il calvario dei 30 sfollati che attendono di essere ricondotti nelle proprie case. Né il sindaco Gianluca Taddeo, né i tecnici interpellati hanno potuto dare una scadenza effettiva al soggiorno presso le strutture, o amici e parenti, in cui sono stati ospitati. Molti di loro sono anziani, soli e necessitano di medicine che per la fretta hanno lasciato nel frigorifero. «Non abbiamo avuto il tempo di prendere nulla - ha raccontato una coppia di anziani, sfollati dalle proprie case su a Santa Maria - né un cambio né le medicine. Io - racconta uno dei due - mi sto riprendendo da un intervento, e da quando i Vigili hanno bussato a casa nostra, e poi la Croce Rossa ci ha portati qui, non ho più potuto prenderle. Voglio andare a casa».
Questo l'unico pensiero che domina la mente di queste persone. Per fortuna ogni tanto è possibile salire durante il corso della giornata per poter recuperare pochi effetti personali, il necessario per sopravvivere, come le medicine o un cambio. Si è costretti a lasciare la macchina dove la protezione civile ha messo le transenne e si prosegue a piedi, ma si deve uscire poco dopo, vietato sostare in casa. Queste le regole almeno fino a nuovo ordine da parte delle autorità.
Il problema va risolto "a monte", questa volta non è solo un modo di dire, ma da applicare in maniera letterale. Si, perché questo è solo l'ennesimo esempio di come la natura, ma anche lo zampino dell'uomo ha le sue colpe. Corsi e ricorsi storici ci hanno mostrato come sottovalutare le richieste e le esigenze della natura, possa essere enormemente dannoso per l'essere umano.
Ne è convinto il direttivo dell'associazione culturale "Incontri e Confronti", che come molti cittadini e amministratori, stanno cominciando a tirare le somme e analizzare a posteriori ciò che ha provocato il disastro idrogeologico lo scorso giovedì 29 settembre: «Se vogliamo contrastare gli effetti del clima che cambia dovremmo mutare la nostra cultura del territorio, finirla di urbanizzare coste scoscese, colline e montagne sempre più abbandonate ma poi manomesse da chi cerca il panorama esclusivo. Occorre contrastare gli incendi, tutelare le opere idrauliche di corrivazione delle acque e nel caso di realizzarne nuove. Piuttosto che assumere tecnici per i condoni occorre dotarsi di personale, anche minimo, addetto alla costante sorveglianza del territorio e dell'assetto idrogeologico. La disastrosa frana di Santa Maria - ha proseguito - che fortunatamente ha provocato solo danni materiali, suggerisce ancora una volta la necessità di cambiare la cultura del governo del territorio. Quel torrente, visto quasi sempre in secca, ha subito manomissioni continue, tombinamenti, strozzature, manufatti abusivi, anche ricettacolo di rifiuti ingombranti. A monte, nel suo bacino di raccolta, gli incendi e disboscamenti si sono ripetuti quasi ogni anno, per non parlare dell'edificazione scomposta che si arrampica sulle colline in ogni dove, senza regola alcuna».
Cronaca
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Formia - Continuano i problemi per i 30 cittadini che attendono di poter rientrare nelle loro abitazioni Non ci sono ancora date certe. Il racconto: «Non abbiamo neanche avuto il tempo di prendere i vestiti»