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Il fatto

Dirty Glass, processo in stand by

Si attende l'esito della decisione della Cassazione sull'istanza del legale di Iannotta per un legittimo sospetto per allontanare il processo da Latina

Dirty Glass, processo in stand by

Nuovo rinvio. Due anni dopo l'esecuzione delle misure restrittive (risalgono a metà settembre del 2020) e la successiva richiesta di giudizio immediato, il processo Dirty Glass non decolla. Ieri una parte civile si è ritirata, si tratta del funzionario della Corte dei Conti sequestrato all'epoca dei fatti contestati e che ha formalizzato la revoca. Restano come parti civili l'Associazione Caponnetto, rappresentata dall'avvocato Licia D'Amico, e la curatela di una azienda.

Il processo è in stand by, ancorato alla decisione dei giudici della Corte di Cassazione in merito all'istanza presentata a giugno dal principale imputato, Luciano Iannotta, per un legittimo sospetto.

La richiesta è articolata in quattro punti con cui la difesa dell'ex presidente di Confartigianato, rappresentata dall'avvocato Mario Antinucci, sostiene che il Tribunale di Latina non ha la terzietà necessaria e potrebbe subire dei condizionamenti per celebrare il processo. I motivi sono stati illustrati ripercorrendo diversi punti, come ha scritto il legale che ha messo in luce una grave situazione locale esterna alla dialettica processuale, un dissidio a livello ambientale tra le risultanze investigative tra la Questura e la Guardia di Finanza relative - ha fatto notare la difesa - ad una nota del 22 giugno del 2022. In questo caso il riferimento è alla trasmissione dei redditi del proprio assistito dal 2009 al 2021, dove il legale dell'imprenditore ha messo in luce che non esiste ombra di riciclaggio. Un altro elemento è costituito dai risvolti di natura civilistica della posizione di Iannotta, titolare di azioni legali di risarcimenti nei confronti della sezione fallimentare per la vicenda del fallimento Antares. E infine nell'istanza è stata riportata quella che la difesa definisce campagna mediatica nei confronti dell'imputato. Tutto questo è contenuto nella richiesta e ora non resta che attendere la decisione della Suprema Corte, nel frattempo il processo, uno tra i più importanti nella storia del Tribunale di Latina, non è ancora iniziato.

In occasione dell'udienza che si era svolta lo scorso 30 giugno era stata depositata l'istanza davanti al Collegio penale di Latina e in attesa della decisione della Cassazione è slittato tutto all'11 novembre. Secondo la difesa di Iannotta dunque quella di Latina non sarebbe la sede idonea per celebrare il processo. I reati contestati a vario titolo per gli otto imputati sono: corruzione, turbativa d'asta e rivelazione di segreto d'ufficio, per alcuni appartenenti alle forze dell'ordine. Nel capo di imputazione all'indirizzo di altri imputati è stata ipotizzata l'estorsione con l'aggravante del metodo mafioso e l'intestazione fittizia di beni.

Nell'inchiesta condotta dalla Squadra Mobile di Latina sono finite anche le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia Agostino Riccardo e Renato Pugliese e vengono ricostruiti un episodio di turbativa d'asta e il sequestro di persona in un capannone per un presunto raggiro relativo ad una tangente, che poi si è scoperto fosse finta per mettere le mani su un appalto mai esistito.

La prima udienza del processo si era svolta nel febbraio del 2021 a Roma, i magistrati avevano deciso che la competenza territoriale fosse dell'ufficio giudiziario di piazza Bruno Buozzi. Era stata la Procura di Latina ad esercitare l'azione penale e a chiedere nel dicembre del 2020 il giudizio immediato. L'inchiesta è stata condotta dai pm Claudio De Lazzaro e Luigia Spinelli. Oltre a questo troncone c'è un'altra parte del procedimento con alcuni imputati nei cui confronti un anno fa era arrivato l'avviso di conclusione indagini.

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