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Il caso

Sciopero della fame, detenuto accusa un malore in carcere

L'uomo ha 50 anni ed è di Latina. E' stato portato in ospedale. Massimo riserbo su quello che è accaduto

Sciopero della fame, detenuto accusa un malore in carcere

Un uomo di Latina di 50 anni, detenuto nel carcere romano di Rebibbia, è stato ricoverato per un malore in ospedale a Roma. Sulla vicenda viene mantenuto uno stretto riserbo e sono pochissime le notizie che filtrano. L'episodio sarebbe avvenuto mercoledì scorso, nel pomeriggio, e si è reso necessario il trasporto in una struttura sanitaria fuori dal carcere. Il quadro clinico del detenuto - secondo i primi accertamenti - era delicato a seguito anche dell'inizio dello sciopero della fame. Al momento non si conoscono altri particolari. Inoltre l'uomo ha deciso sempre per protesta di non volersi sottoporre anche a delle terapie. Il motivo di questa decisione a quanto pare è riconducibile in un diverso trattamento ricevuto rispetto agli altri detenuti del carcere. L'uomo avrebbe anche sostenuto di non avere gli stessi diritti e in particolare tutto questo sarebbe avvenuto a seguito di un litigio con gli educatori della struttura.
Il 50enne è detenuto in carcere per reati in materia di stupefacenti e la situazione sarebbe precipitata nel giro di poco tempo fino a quando l'altro giorno - mentre era in cella - si sarebbe sentito male, è scattato l'allarme ed è stato trasportato in ospedale. Sulla ricostruzione mancano ancora alcune conferme. Sono in corso una serie di accertamenti per cercare di capire nel dettaglio cosa sia avvenuto in una vicenda dove alcuni punti sono da chiarire.

Intanto proseguono gli accertamenti per il decesso avvenuto in carcere a Viterbo di un detenuto di origine romena, residente a Latina trovato morto alcune settimane. Il giovane aveva 26 anni ed era stato trovato senza vita a quanto pare per cause naturali. Su questo fronte sono in corso indagini da parte dei Carabinieri di Viterbo. L'episodio era avvenuto alla fine di marzo e il pubblico ministero in quel caso aveva aperto un fascicolo - come è previsto sempre in questi casi - contro ignoti. A seguire il magistrato inquirente aveva disposto anche accertamenti di natura tossicologica. Il detenuto dopo aver parlato al telefono con la madre e dopo aver cucinato e aver mangiato insieme al compagno di cella, si è addormentato e non si era più svegliato. La scoperta è avvenuta la mattina alle 8 ed è subito scattato l'allarme alla polizia penitenziaria e in un secondo momento i Carabinieri delegati dalla Procura di Viterbo hanno iniziato ad indagare.

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