Sviluppi
16.06.2023 - 13:00
Ieri alle 13,05 è ufficialmente iniziato il processo Dirty glass, uno tra i più importanti di sempre che si sta celebrando a Latina. Due anni e quattro mesi dopo rispetto a quando era fissata la prima udienza a Roma il dibattimento si è aperto in Tribunale.
Tra rinvii ed eccezioni, da oltre due anni a questa parte, adesso il processo è entrato nel vivo. E' stato ascoltato il primo testimone, la cui deposizione è durata oltre due ore. In aula - davanti al Collegio penale composto dai giudici Laura Morselli, Paolo Romano e Simona Sergio e ai pm della Dda Luigia Spinelli e Francesco Gualtieri - ha risposto un commercialista, componente del collegio sindacale di una società che si occupava di vetri e bottiglie conosciuta non soltanto in Italia. Aveva la base operativa in provincia di Latina in località Mazzocchio, la Pagliaroli.
Secondo l'accusa sarebbe stata svuotata da Luciano Iannotta prima che fallisse. Il testimone ha spiegato che in un determinato momento storico, a causa delle difficoltà dell'azienda, era necessario procedere con un taglio delle spese o pensare ad un piano di ristrutturazione. Ha ricordato in particolare le spese dei figli del titolare dell'azienda, compreso un viaggio all'estero ma anche la sponsorizzazione ad una società ciclistica oltre a delle spese in gioiellerie di Roma e Latina. Il professionista ha ribadito che la gestione finanziaria della società non era oculata e i soldi venivano sperperati.
In un certo periodo storico nell'azienda è arrivato Iannotta, «un imprenditore conosciuto». E ha aggiunto che aveva una delega dal proprietario ma non fu comunicata alla Camera di Commercio. «Aveva rapporti con dipendenti e fornitori come se fosse amministratore. Diceva che aveva un rapporto con uno studio di consulenza di avvocati e commercialisti di Roma importante per salvare l'azienda, venivano spesso e facevano delle valutazioni».
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