18.06.2023 - 11:43
La prima grana della rinnovata amministrazione comunale riguarda sicuramente la riqualificazione dell'ex sito industriale Svar alle porte di Latina, o meglio le difficoltà del Comune nell'attuazione del piano di zona per la realizzazione dell'intervento di edilizia residenziale pubblica. La giunta Celentano ha ereditato infatti una situazione disastrosa, che si è aggravata anno dopo anno, e ora non lascia intravedere vie d'uscita: non solo l'area versa in condizioni di degrado, popolata da senzatetto e spacciatori stranieri, ma quest'anno scade il decennale dell'esproprio e la vecchia proprietà può ottenerne la restituzione, come prevede la legge, invocando la decadenza della pubblica utilità. Gli effetti di un fallimento che coinvolte in maniera trasversale tutte le amministrazioni comunali che si sono avvicendate nell'arco di quasi vent'anni.
Il destino dell'ex Svar non è segnato solo dal rischio che l'ente locale possa vedersi soffiare di mano l'area, con pochi mesi a disposizione per avviare i cantieri, di fatto buttando al vento il progetto per la realizzazione di abitazioni a costi calmierati. A incidere è infatti l'attuale insostenibilità, innanzitutto economica, del vecchio piano di zona approvato prima ancora che l'esproprio venisse ratificato. Il primo nodo riguarda la difficoltà di mettere d'accordo le cooperative edilizie e le imprese di costruzione assegnatari del contributo regionale per l'edilizia residenziale pubblica, tutt'altro che pronti a iniziare i cantieri dopo tanti anni. A questo si aggiunge il fatto che ormai i costi di partenza sono lievitati rispetto alle stime iniziali e a questi vanno aggiunti i recenti rincari delle materie prime, un totale che rischia di superare abbondantemente il costo di vendita al metro quadro delle case, destinate al mercato dell'edilizia residenziale pubblica e non al normale canale immobiliare.
Che il vecchio piano di zona sia ormai irrealizzabile in Comune ne sono consapevoli già da tempo, visto che durante la gestione commissariale dell'ente la volumetria dell'ex Svar è stata inserita nell'elenco dei beni comunali da valorizzare nel piano triennale delle alienazioni, in cerca di un privato che sia disposto a sviluppare i 5.620 metriquadri ottenendo il diritto di superficie.
Il rischio maggiore per il Comune resta comunque la possibile richiesta della vecchia proprietà di ottenere la "retroscessione" dell'esproprio. Secondo la legge un'opera pubblica o di pubblica utilità deve essere realizzata o almeno iniziata entro il termine di dieci anni a decorrere dalla data in cui è stato eseguito il decreto di esproprio, altrimenti l'espropriato può chiedere che sia accertata la decadenza della dichiarazione di pubblica utilità e che siano disposti la restituzione del bene espropriato e il pagamento di una somma a titolo di indennità. La normativa consente anche di prorogare il termine ultimo per la definizione dell'esproprio, ma su questo passaggio è già pendente un contenzioso tra la vecchia proprietà e il Comune stesso, che in primo grado aveva visto il privato vedersi riconoscere dal giudice 819.325,50 euro a titolo di risarcimento per il periodo di proroga della pubblica utilità, di due anni, deciso dal Consiglio comunale subito dopo l'esproprio nel 2013, somma che in ogni caso non risulta ancora erogata dall'ente locale.
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