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Giudiziaria

Inchiesta Scarabeo, l'accusa chiede sei rinvii a giudizio

La richiesta al gup per una tranche dell'inchiesta madre che è al dibattimento. Contestate anche alcune soffiate

Inchiesta Scarabeo, l'accusa chiede sei rinvii a giudizio

Il Procuratore Aggiunto Carlo Lasperanza ha chiesto sei rinvii a giudizio per una tranche dell'inchiesta Scarabeo, (l'indagine madre è già al dibattimento) condotta dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Latina dove nei confronti degli imputati a vario titolo i reati ipotizzati sono rivelazione di segreto d'ufficio ma anche abuso d'ufficio, truffa e falso.
Il magistrato inquirente che aveva coordinato l'inchiesta, insieme ai pubblici ministeri Valentina Giammaria e Antonio Sgarrella, ieri davanti al giudice Mario La Rosa ha ricostruito i fatti e alla fine ha chiesto il processo per sei dei sette imputati mentre per una cancelliera della Procura ha chiesto il non luogo a procedere. Infine un imputato ha chiesto il rito abbreviato condizionato. In aula si torna il 26 ottobre quando la parola passerà al collegio difensivo, composto dagli avvocati Giulio Mastrobattista Italo Montini, Marta Censi, Gaetano Marino, Carla Bertini, Massimo Basile, Giulio Mastrobattista, Alessandro Paletta, Flaviana Coladarci e in quell'occasione il giudice deciderà. Dagli accertamenti è emerso che in un caso una cancelliera, nei cui confronti era arrivata dal giudice la sospensione dal servizio, secondo l'accusa avrebbe rivelato notizie che dovevano rimanere coperte da segreto ad un dipendente della Procura imputato nel processo madre. Erano soffiate relative ad un investigatore dei carabinieri che stava eseguendo degli appostamenti e dei controlli nell'ufficio giudiziario, invitando a prestare attenzione. «Vedo troppo movimento fate attenzione, nel senso che hai capito», spiegando che erano in corso riunioni di polizia giudiziaria.
Nell'inchiesta è finita anche l'ipotesi di un trasferimento per una parente sempre della stessa cancelliera, tramite una conoscenza, per andare a lavorare in una struttura sanitaria a Roma. In un altro caso un'altra cancelliera (per cui è stato chiesto il non luogo a procedere) è accusata di aver messo in guardia un altro imputato «Sulla frequentazione del dipendente della Procura che era attenzionato, affermando che era sottoposto ad indagini», avevano sostenuto i pm. E' emerso che un dipendente della Procura avrebbe fornito dei certificati dei carichi pendenti falsificati in questo modo per far ottenere ad altre persone dei prestiti, violando anche il segreto d'ufficio. Le persone imputate in questa tranche non erano state sottoposte a misure restrittive. Tra quattro mesi il gup deciderà se accogliere o meno la richiesta dell'accusa.

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