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Il caso

Alba Pontina, ultimo atto in Appello: sentenza ad ottobre

Ieri la parola alla difesa di Armando «Lallà» Di Silvio che ha chiesto l'assoluzione sostenendo l'inattendibilità dei collaboratori di giustizia

Alba Pontina,  ultimo atto in  Appello: sentenza ad ottobre

E' stato il turno delle difese ieri nel processo Alba Pontina. Ha parlato l'avvocato Angelo Palmieri nell'ultimo atto del processo che si sta svolgendo in Corte d'Appello a Roma nei confronti dei componenti del clan Di Silvio, riconducibili all'ala di Armando Di Silvio detto «Lallà». Il legale del principale imputato - condannato in primo grado alla pena di 24 anni - , ha sostenuto che non vi sono elementi per contestare il vincolo associativo così come l'aggravante mafiosa e ha sottolineato l'inattendibilità dei collaboratori di giustizia, ricordando - ha ripetuto in aula - il caso dell'errore giudiziario di Enzo Tortora condannato a 12 anni. Ha inoltre chiesto anche il confronto tra i due pentiti e Armando Di Silvio.

In aula si torna per il 2 ottobre quando sono previste le eventuali repliche e infine la camera di consiglio e a seguire la sentenza. Il collegio difensivo che ha cercato di sconfessare le accuse con il ricorso in Appello ed era intervenuto prima dell' ultima arringa, è composto dagli avvocati Oreste Palmieri, Luca Giudetti, Emanuele Farelli, oltre ad Emiliano Vitelli che avevano offerto una prospettazione diversa rispetto a quanto sostenuto dagli inquirenti in merito alle dichiarazioni dei collaboratori sostenendo una serie di discrepanze. Il Comune di Latina - rappresentato dall'avvocato Francesco Cavalcanti - si era costituito parte civile oltre alla Regione Lazio e all'Associazione Antimafia Caponnetto. Il processo riguarda la tranche di Alba Pontina per gli imputati che hanno scelto il rito ordinario; per chi aveva deciso di essere giudicato con il rito abbreviato, la sentenza è diventata definitiva. L'inchiesta della Squadra Mobile era stata coordinata dai pm Luigia Spinelli e Claudio De Lazzaro. Le ordinanze di custodia cautelare erano state firmate dal gip di Roma Antonella Minunni nel giugno del 2018.

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