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Il fatto

Foto di minori sulla chat del prof finito ai domiciliari

Sul cellulare del docente trovate immagini di giovani prese del web. Procede la Procura di Roma

Foto di minori sulla chat del prof finito ai domiciliari

«Sto nudo sul letto. Te cosa fai?». E' uno dei messaggi inviati dal docente di religione ad uno studente, una delle vittime degli abusi sessuali dell'insegnante. Il testo sia di questo che di altri messaggi è finito agli atti dell'inchiesta. L'insospettabile professore si trova da quasi un mese agli arresti domiciliari dopo che la Procura aveva chiesto per lui - sulla scorta della gravità delle condotte contestate - il carcere per il reato di violenza sessuale aggravata. Ma l'inchiesta adesso si divide: oltre alla violenza sessuale, sul cellulare del docente sono state trovate delle immagini di minori e sulla scorta di questo risvolto investigativo è stata ipotizzata dagli inquirenti la detenzione di immagini pedopornografiche ed è per questo che le carte di questa tranche dell'indagine finiscono a Roma alla Procura competente per questo genere di reati.
I Carabinieri della Compagnia di Latina, delegati dal Procuratore Aggiunto Carlo Lasperanza, hanno eseguito accertamenti sui dispositivi del professore e sul telefono hanno trovato diverse immagini di minori (non adolescenti della scuola dove insegnava ma a quanto pare foto di minori prese dal web).
Nel corso dell'interrogatorio di garanzia che si era svolto davanti al giudice Giuseppe Molfese, il presunto responsabile del reato contestato di violenza sessuale, aveva negato le accuse sostenendo di non aver toccato i ragazzi.

Nelle carte dell'inchiesta gli inquirenti hanno sottolineato che l'indagato ha intrapreso: «un intenso rapporto telematico con un alunno minore inducendolo ad inviare proprie fotografie nudo e intrattenendo conversazioni sui social attinenti la sfera sessuale invitandolo ad alcuni incontri al di fuori del contesto scolastico invitandolo a presentarsi da solo, cingendolo ai fianchi e alle gambe reiteratamente in diverse occasioni anche contro la volontà del minore che manifestava chiaramente il suo disagio».

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