Il fatto
04.08.2023 - 08:12
Il progetto per la mai realizzata metro leggera di Latina non costerà 4,3 milioni di euro ma «soltanto» 230mila e 187 euro. Lo ha stabilito il Tribunale delle Imprese respingendo, in malo modo, la domanda della Via Ingegneria. Si tratta di uno dei debiti (più ingenti) che il Comune di Latina ha inserito nell'elenco di quelli da portare a transazione. Un risparmio da 4 milioni che fa tirare un sospiro di sollievo ma che riporta in auge una storia vecchissima, iniziata nel 2005, intricata almeno quanto l'evoluzione della realizzazione della metro e di tutto quello che si è portato dietro.
Le richieste
A citare in giudizio il Comune era stata la Via Ingegneria srl, sia in proprio che in qualità di capogruppo mandataria del Raggruppamento temporaneo di Imprese e professionisti costituito con la Systra s.s., lo studio Angelo Cimini e lo studio dell'ingegner Massimo Panini. Era stato sempre il Comune a chiedere nel 2005 che insieme redigessero il progetto «Metrolatina». La proposta di quel raggruppamento di imprese fu ritenuta «la più rispondente all'interesse pubblico nel quadro dell'affidamento del project financing dei lavori di costruzione della prima e seconda linea della tranvia leggera di Latina». In quel tempo c'era già un Rup interno per il progetto e tuttavia fu autorizzato anche il supporto esterno di Via Ingegneria, con un contratto stipulato il 25 ottobre 2006 che includeva l'intero supporto tecnico tranne «la validazione del progetto per l'appalto dei lavori della linea 1 e della linea 2». Il tutto per un consulenza da 878mila euro più Iva.
Prime crepe subito
Le cose non sono andate come erano state previste. Durante la prima fase tutto è filato liscio ma «ben presto si erano presentate alcune criticità e anomalie», in specie la mancata sottoscrizione della convezione di base tra la Rti e il Comune. Inoltre a febbraio 2007, circa un anno dopo l'attribuzione dell'incarico, non risultavano pagate le prime rate. Il nodo di fondo era il ritardo che si stava accumulando nel progetto della metro. E infatti a febbraio 2010 Via Ingegneria propone un riesame delle condizioni del contratto. La Rti chiese già quell'anno 381mila euro aggiuntivi per attività di validazione del progetto non previste nel contratto e altri 994mila euro perché teneva in piedi una «struttura improduttiva», poiché l'intero piano della metro leggera era già vistosamente incagliato. Nello stesso periodo anche il Ministero delle Infrastrutture contestò al Comune i ritardi nella realizzazione dell'opera che, in quel momento, stava già andando a rotoli. Via Ingegneria nel 2011 muove a sua volta critiche all'ente, che risponde piccato e invita la società di progettazione ad «astenersi dal formulare giudizi o proposte sulla organizzazione del procedimento».
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