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Il nodo

Nuovo contenzioso per l'ex Svar: futuro incerto per l'area

L'ex proprietà chiede la restituzione dell'area e danni milionari, il Comune non tratta e studia altri piani

Nuovo contenzioso per l'ex Svar: futuro incerto per l'area

Il futuro dell'ex Svar è sempre più incerto. Dietro l'intenzione dell'attuale amministrazione comunale di trovare una soluzione per riqualificare il sito industriale dismesso all'ingresso della città, alimentata dai tragici eventi che non hanno mai smesso di condizionare gli ultimi vent'anni di abbandono, si nascondono diverse insidie che sono la conseguenza delle scelte e soprattutto degli errori compiuti in passato. La politica ora sta cercando di rimediare, ma lo fa ignorando l'ostacolo più grande: l'ultimo contenzioso, la causa intentata dalla vecchia proprietà per chiedere la restituzione dell'area, invocando il riconoscimento di un danno pari a sette milioni di euro, valutazione che potrebbe lievitare tenendo conto che ha perso la disponibilità dell'immobile nel lontano 2005. Un salasso, tenendo conto che la spesa pubblica per l'ex Svar finora ha raggiunto i quindici milioni.

Il vecchio piano di zona che prevedeva oltre 72.000 metricubi di abitazioni e negozi a prezzi calmierati, è collassato sotto il peso dei costi di acquisizione e bonifica dell'area ai quali si sono aggiunti i recenti rincari delle materie prime, rendendo insostenibile la formula dell'edilizia residenziale pubblica. Ma anche sotto il peso del tempo trascorso, che ha messo a dura prova la solidità di cooperative edili e imprese beneficiarie dei contributi pubblici. Peccato che nel 2005 il Comune fermò l'iniziativa del privato, pronto a realizzare per conto proprio un complesso edilizio nell'ex Svar in virtù di una convenzione già ratificata, appunto per destinare quell'area alle cooperative.

Da allora sono trascorsi 18 anni, ma solo nel 2013 l'ente locale ha perfezionato l'esproprio, senza comunque riuscire ad attuare quel piano di zona. Per questo ora la vecchia proprietà rivendica il diritto di rientrare in possesso dell'area, sancito proprio dalla legge: a fine ottobre è prevista la prima udienza davanti al giudice del Tribunale ordinario di Latina, nell'ambito della causa intentata per ottenere la decadenza della pubblica utilità, principio sul quale si fonda l'espropriazione dell'immobile. Con l'avvento della nuova amministrazione comunale si era anche intavolata una trattativa tra Comune e privato per arrivare a una soluzione indolore, evitando il contenzioso e la richiesta di risarcimento danni, ma a quanto pare le posizioni erano fin troppo distanti.

Dal canto suo la politica sta cercando di salvare gli investimenti affrontati sinora dal Comune, esplorando soluzioni alternative per la realizzazione del piano di zona con partner diversi, ma il tempo trascorso invano nell'ultimo decennio sembra rappresentare un'arma a favore dell'ex proprietà. Del resto se è vero che la scelta dell'ultimo commissario straordinario di inserire la Svar nel piano degli immobili comunali da valorizzare sancisce il fallimento del vecchio progetto, contribuisce a rinnovare l'intenzione dell'ente di utilizzare l'area. Dopo tutto la pubblica utilità dell'acquisizione dell'immobile non è difficile da dimostrare, ma si scontra appunto con l'inefficacia dell'esproprio e la legge prevede che, trascorsi dieci anni, l'espropriato può chiedere la restituzione della superficie se non sono stati avviati i lavori previsti ai fini della pubblica utilità manifestata.

Insomma, quella del Comune è una vera e propria corsa contro il tempo, per salvare una scelta politica vecchia di 18 anni, ancora oggi di difficile interpretazione, tenendo conto che ha prodotto un unico effetto oltre al degrado tuttora visibile: impedire che nel mercato immobiliare finissero in un colpo solo più di 170 abitazioni a prezzi calmierati.

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