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«Salvare l'economia dall'appetito dei clan con la scambio di dati»

Il Prefetto, Maurizio Falco, ripercorre i passaggi di una prevenzione complessa sulle opere del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza

«Salvare l'economia dall'appetito dei clan con la scambio di dati»

E' un alzare la guardia nel momento più delicato dell'aggiudicazione degli appalti per i progetti del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Eppure non è soltanto questo il motivo che ha portato al super vertice tra le Prefetture di Caserta, Latina e Frosinone. I motivi, più ampi e profondi, li spiega il Prefetto Maurizio Falco durante un incontro con i giornalisti il giorno seguente la riunione avvenuta nel capoluogo campano. «Ci eravamo confrontati già due anni fa in vista dell'approvazione del Pnrr - dice - e sapevamo che l'arrivo di così tanti soldi, unita ad altre fragilità dei nostri territori avrebbe richiesto uno sforzo straordinario, una sorta di ingegneria istituzionale, per riallineare i tempi, i dati, i modi di intervento». Sullo sfondo ci sono le interdittive, una lunga serie firmata negli ultimi anni, il termometro del «corpo a corpo» che già si è sviluppato contro l'infiltrazione economica operata soprattutto dai casalesi, ma non solo. «Dal 2020 ad oggi questo Ufficio ha emesso 25 interdittive, 90 sono quelle dei colleghi di Caserta, 9 a Frosinone. Sappiamo che spesso è una corsa contro il tempo volta ad evitare che le organizzazioni criminali entrino nel tessuto economico sano e sappiamo che spesso talune imprese mettono avanti lo spauracchio dell'occupazione. Che fine fanno i lavoratori se arriva un'interdittiva? Noi non vogliamo danneggiare i livelli occupazionali né l'economia ma vanno tutelati il tessuto sano e l'erogazione di soldi della pubblica amministrazione a società malate di mafia. Questo è».

I provvedimenti di interdizione antimafia in questi ultimi anni hanno toccato un po' tutti i settori, in primis quello dell'edilizia, insieme al commercio e al comparto balneare, ma ci sono stati due casi eccellenti nel mondo dei rifiuti. Ecoambiente e Loas, due colossi del settore, il primo titolare di una parte della discarica di Borgo Montello, in passato in cointeressenza con la Latina Ambiente, la fallita società che ha gestito i rifiuti a Latina fino al 2016. Le contaminazioni non arrivano, come ha sottolineato ieri il Prefetto, solo dal clan dei casalesi. «Questo è un territorio dove ancora vige un patto tra organizzazioni diverse che in questa provincia hanno scelto di agire in modo silente. - ha aggiunto il Prefetto di Latina - Anche se poi episodi violenti non sono mancati. C'è un problema nel sud pontino a Formia e nell'agroalimentare a Fondi. Stiamo monitorando sempre di più la logistica e vogliamo esportare il buon esempio dei controlli nei cantieri avviato a Latina con l'accesso ai cantieri. In questo senso è fondamentale lo scambio dei dati, perché abbiano notato una mobilità delle sedi societarie da Caserta a Latina per esempio, dalla Campania al Lazio. La necessità di monitorare questo tipo di movimenti è chiara, come è evidente il bisogno di assistere e accompagnare le amministrazioni locali nei percorsi di affidamento delle opere del Pnrr, per capire se vi sono dubbi su possibili infiltrazioni della criminalità organizzata e per tutelare i contratti pubblici. Ci sono aree grige nelle amministrazioni pubbliche, non necessariamente coincidenti con il livello politico ed è la parte più difficile da controllare e snidare. Però è fondamentale far capire che se la criminalità prova ad entrare nell'economia sana, noi siamo più che attrezzati per fronteggiare il fenomeno».

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