Il fatto
16.11.2023 - 11:30
L'informativa che supporta la misura di prevenzione emessa a carico di Pasquale Maietta è diventata, giocoforza, uno spaccato della storia recente di Latina. L'ex parlamentare viene definito un «delinquente economico» e il suo è stato un «modello criminale». Tra gli uomini più potenti espressi dalla politica locale, Maietta è stato un temuto assessore al bilancio del Comune di Latina e un accreditato esponente di Fratelli d'Italia, partito di cui è stato tesoriere nella legislatura in cui fu deputato. Presidente del Latina calcio quando la squadra brillava, aveva il potere di farsi fare le soffiate giuste e così seppe che la Finanza gli stava alle calcagna e che la polizia pedinava il suo amico Costantino Di Silvio detto Cha Cha; tutto questo mentre comunque con il suo studio si occupava di intestazioni fittizie e di occultamento di fondi in Svizzera. Tutti tasselli già noti, inseriti nei due processi in corso Arpalo 1 e Arpalo 2, addirittura in parte infilati dentro il provvedimento di archiviazione del gup per il caso del suicidio dell'avvocato Paolo Censi. Due giorni fa, prima di autorizzare la Guardia di Finanza ad effettuare il sequestro del considerevole patrimonio di Pasquale Maietta, quegli elementi il Tribunale li ha messi in fila e ciò che emerge non è la storia di un singolo delinquente economico, bensì quella di un uomo in vista in una città palesemente miope. Lo studio professionale di Maietta resta il fulcro delle sue attività illecite, «può essere di fatto inquadrato quale ‘sede' dell'associazione per delinquere... il punto di riferimento gestionale di numerose imprese coinvolte nelle frodi, oltre che lo snodo di tutte le comunicazioni societarie afferenti alle anonime svizzere che pervengono dalla fiduciaria svizzera Smc Trust».
La ricostruzione fatta dal Tribunale ai fini dell'applicazione della misura di prevenzione tiene conto in modo quasi marginale delle pendenze penali del commercialista, piuttosto pone l'accento sulla modalità criminale collaudata che aveva tre alvei principali in cui scorrere. Ossia i reati tributari, con bancarotta, riciclaggio e corruzione, nonché la posizione politica e il contatto con la criminalità organizzata autoctona di Latina. Un mix che avrebbe ammazzato un cavallo e che, invece, non fermò la fulgida ascesa di una classe professionale e di imprenditori che hanno composto la «galassia Maietta». Ci sono passaggi inseriti nella misura di prevenzione che sembrano quasi folclorici, come la contestata distrazione di 400mila euro destinati a ristrutturare l'ex Albergo Italia e invece deviati sull'ampliamento dello stadio, anzi delle tribune. Leggere oggi questo passaggio dell'era spensierata che fu il 2014 equivale a fare un salto in Sud America. Ma leggere quelli successivi specificamente dedicati ai «rapporti di Maietta con la criminalità organizzata» è anche peggio, perché si sottolinea, tra l'altro, la modalità con cui avvenne l'elezione in Parlamento di quello che oggi viene definito un «delinquente economico». Nella richiesta di sequestro dei beni c'è anche una lunga serie di stralci di verbali dei pentiti, uno in particolare, Renato Pugliese, figlio del grande amico di Maietta, Costantino Di Silvio Cha Cha. E il pentito dice: «I voti presi da Maietta glieli ha fatti prendere mio padre. Erano voti comprati, 9 o 10mila voti sono stati presi dalle case popolari pagando, grazie a mio padre. Ecco perché Maietta ha trattato sempre bene mio padre... a Maietta sarà costata 3 o 400mila euro la campagna elettorale... il controllo sul voto non c'era, era la parola a contare, mio padre aveva la parola delle persone, che garantivano per i residenti... Nel 2013 tutti gli zingari hanno votato Maietta».
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