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Il caso

Insulti razzisti sui social, processo da rifare

In cinque sotto accusa per i commenti razzisti sul campo rom di Castel Romano. Gli atti tornano in Procura

Insulti razzisti sui social, processo da rifare

Si riparte da zero o quasi. Gli atti saranno inviati in Procura e in un secondo momento dovrà essere fissata l'udienza preliminare per i cinque imputati. Ieri in aula, l'avvocato Cannatelli che difende uno degli imputati - accusato di propaganda e istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale, etnica e religiosa - ha sottolineato che il reato contestato è di competenza del Tribunale collegiale e non monocratico. E così a distanza di quasi quattro anni dai fatti contestati gli atti tornano in Procura.

Sotto accusa cinque persone residenti tra Sermoneta, Sezze e Latina. I fatti sono del luglio del 2020 sul social network Facebook e riguardano il Campo di Castel Romano sulla Pontina. «Bruciatelo» e poi: «Buttate del napalm, via tutti». I commenti erano stati pubblicati in occasione del mancato sgombero dell'area e commentando la notizia riportata sul gruppo Facebook chiamato Latina Degrado Urbano (versione non politicizzata) erano comparsi diversi messaggi dal tono pesantissimo.

I post sono finiti sotto la notizia: «Campo Nomadi a Castel Romano, si attendeva l'esercito ma arriva lo sgombero. La Regione incalza». La conclusione a cui erano arrivati gli inquirenti era stata una: questi commenti hanno istigato a commettere violenza o atti di provocazione per motivi razziali, etnici nazionali e gli autori dei post - ha aggiunto il pm - hanno fatto propaganda di idee fondate sulla superiorità e sull'odio razziale. Sul fascicolo del pm erano state indagate a piede libero anche due donne, identificate insieme agli altri presunti responsabili nel corso degli accertamenti della Polizia Postale. «Ma che aspettano a sgomberare tutto e a bonificare. Sono tutti ladri!» si leggeva in un altro commento. «In questo caso propagandando - è riportato nel capo di imputazione - idee fondate sulla superiorità e anche l'odio razziale ed etnico». In un altro caso un utente aveva sottolineato: «Maledetti, dategli fuoco». Gli investigatori erano riusciti ad arrivare agli indirizzi Ip e a identificare le persone che si erano rese protagoniste dei commenti risalendo al momento della connessione e infine all'account degli iscritti su Facebook. Gli imputati che hanno tra i 73 e i 54 anni, sono difesi dagli avvocati Francesco Abballe, Aurelio Cannetelli, Moreno Gullì, Benedetto Faralli, Valentina Leonardi. Erano state queste le tappe dell'inchiesta: nel 2021 la chiusura dell'indagine e nel maggio del 2023 la fissazione della prima udienza. Ieri un colpo di scena con il rinvio degli atti in Procura.

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