Il fatto
27.01.2024 - 11:30
Entrano anche nel processo Purosangue Ciarelli, le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Agostino Riccardo, ascoltato ieri mattina in videoconferenza da una località protetta. Il pentito, un tempo in forza prima al clan Travali e poi a quello di Armando «Lallà» Di Silvio, ha deposto come testimone davanti al Collegio Penale, presieduto dal giudice Gian Luca Soana e al pubblico ministero della Dda Luigia Spinelli, titolare del fascicolo.
Riccardo ha ricostruito dinamiche ed equilibri criminali a Latina, a partire dai primi anni 2000. «I Ciarelli si occupavano di estorsioni e usura - ha detto - a Latina erano loro che comandavano». Nel corso della sua deposizione ha sostenuto che Roberto Ciarelli (il cui iter processuale è stato diverso ed è stato condannato con il rito abbreviato), ha commesso delle estorsioni insieme a Matteo Ciaravino tra cui quella nei confronti di un professionista pontino già ascoltato nel corso di questo processo. Una vicenda che Riccardo ha detto di aver appreso mentre era in carcere e che gli ha riferito - ha ricordato - da un detenuto di Aprilia. «Mi aveva detto queste cose perchè sapevo che ero di Latina». Infine Riccardo ha parlato anche della richiesta di protezione da parte di un commerciante di Latina che si era rivolto ai Ciarelli.
Al termine della deposizione, Matteo Ciaravino ha voluto rilasciare spontanee dichiarazioni e ha chiesto un confronto con Agostino Riccardo. «Quello che ho sentito è un film, un romanzo, una soap opera. E' vergognoso», ha detto videocollegato dal carcere, riferendosi alle dichiarazioni del collaboratore. Il processo Purosangue Ciarelli è nato da una inchiesta della Squadra Mobile e dal pm della Dda e poggia le basi anche sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia. Gli imputati sono: Carmine Ciarelli, Antongiorgio Ciarelli, Ferdinando detto Furt Ciarelli, Ferdinando Ciarelli classe 1998, Pasquale Ciarelli, Rosaria Di Silvio, Manuel Agresti, Matteo Ciaravino.
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