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La metro era un bluff certificato: i soldi non ci sono mai stati

Respinta dalla Corte d'Appello la richiesta di risarcimento presentata dalla società concessionaria. Non c'è mai stata copertura finanziaria e le parti lo sapevano

La metro era un bluff certificato: i soldi non ci sono mai stati

I soldi per fare una metropolitana leggera a Latina non ci sono mai stati. Il Comune non li aveva, Cotral nemmeno, la Regione non ha assunto impegni. Tutto è stato una pessima affascinazione durata molti anni e finita il 15 gennaio 2024 con la pubblicazione della sentenza con cui la seconda sezione civile della Corte d'Appello di Roma ha respinto in toto la richiesta di risarcimento del danno per 31 milioni di euro avanzata da Metrolatina spa e da NTL nei confronti del Comune di Latina. Stesso esito del primo grado, poi impugnato appunto dalle due società, che hanno tentato di attribuire all'ente di piazza del Popolo la responsabilità della mancata realizzazione di un collegamento con tram dalla stazione al mare, in specie del primo lotto dallo Scalo alle autolinee. Nella lunga motivazione dei giudici di secondo grado si ribadisce con toni persino ruvidi cos'è stata la metropolitana di Latina: un bluff. Dal primo momento era evidente che l'opera non aveva copertura finanziaria. La Corte ha escluso anche che il Comune debba rifondere i costi «sostenuti da MetroLatina per l'acquisito del materiale rotabile», ossia le famose carrozze che hanno fatto una sola comparsa festosa in piazza del Popolo. Il nodo principale riguarda il contributo chilometrico regionale: MetroLatina nel suo ricorso e in generale nell'azione risarcitoria rimprovera al Comune di non aver richiesto quel contributo. In realtà, emerge dagli atti che «le clausole della convenzione nelle quali il Comune garantiva l'erogazione del contributo regionale erano, in sostanza, tese a riversare sul Comune un onere finanziario in assenza di copertura contabile, di qui l'invalidità dell'intera operazione».

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