Il ritrovamento
31.01.2024 - 18:30
Ci sono impronte di dinosauro sulle montagne di Formia. Le ha individuate nel corso di un'escursione, poi approfondita, l'antropologo, Dario Novellino.
«Su un primo blocco calcareo ho contato almeno 21 ‘tracce', in stati diversi di conservazione ma, in una successiva visita in loco, ne ho rinvenute anche altre su due rocce affioranti. - racconta Novellino - Guardandole con attenzione, alcune di queste mi hanno fatto venire alla mente la forma d'impronte già viste su testi scientifici e che i paleontologi avevano attribuito a dinosauri quadrupedi di medie dimensioni e a dinosauri bipedi tridattili. In determinati contesti geomorfologici, come quelli carsici dell'Appennino, si possono formare strutture che assomigliano morfologicamente a orme di dinosauro ma hanno, invece, un'origine non biologica. - aggiunge - Tuttavia, ho attraversato queste montagne in lungo e largo per quasi tre decenni, e non mi sono mai imbattuto in qualcosa di analogo. Soltanto un paleontologo di professione potrà stabilire se si tratti, con assoluta certezza, d'impronte di dinosauro. Senza dubbio, ciò che emerge è qualcosa di molto interessante».
Lo studioso è tornato più volte sul sito in cui si vedono le tracce per misurare ogni singola impronta, nel caso specifico di un'impronta, apparentemente tetradattile (a quattro dita), ha misurato anche l'angolo di divaricazione tra le falangi, come generalmente si fa in questi casi. «Questa piccola impronta (13 x 14 cm) è quella che ha catturato maggiormente la mia attenzione perché, sulla roccia dove è impressa, sembra essere anche presente la traccia del metatarso corrispondente. - sottolinea - Per la sua forma e caratteristiche morfologiche, potrebbe essere associabile all'impronta di un terapode di piccole/medie dimensioni. Per intenderci, uno dei dinosauri più piccoli al mondo, denominato ‘Ciro' (Scipionyx samniticus) scoperto nei pressi di Benevento nel 1981, era appunto un terapode! Ma nei pressi di questa impronta ne ho trovate anche altre di forma semi circolare/semi-ellittica e che ricordano quelle già rinvenute nel famoso icnosito di Esperia, in località San Martino, nel 2006. Potrebbe trattarsi di orme, sia anteriori che posteriori di sauropodi di medie dimensioni. Alcune di queste hanno la stessa grandezza, altre sono più piccole o più grandi, ciò suggerirebbe che siano appartenute ad esemplari di età diverse, forse di varie specie e sottospecie. La maggior parte di queste orme variano tra i 13 e i 18 centimetri di lunghezza e tra i 9 e i 16 cm di larghezza e, alcune di queste sembrano evidenziare anche presumibili segni di dita/unghie. Nello specifico, sono rimasto colpito dalla presenza di un raggruppamento di tre orme di forma ovale, due di queste sono quasi identiche.
Questi erano dinosauri completamente erbivori, con coda e collo assai lunghi ed una testa generalmente piccola rispetto al resto del corpo. Altri segni che ho rinvenuto sulla roccia sono assolutamente enigmatici ma uno di questi, in particolare, presenta alcune analogie con l'impronta di un ornitopode (dinosauri con scheletri molto simili a quelli degli uccelli) che ho identificato su un testo specialistico». E' ancora presto per valutare esattamente la portata di questa scoperta, quel che è certo è che i passi pesanti dei dinosauri sono rimasti impressi in quel fango, forse grazie anche alla presenza di un tappeto di alghe microscopiche che garantiva una certa stabilità a quella superficie che veniva, man mano, ricoperta da altri sedimenti freschi che andavano a riempire gli spazi vuoti lasciati dalla traccia. Se queste impronte dovessero rivelarsi contemporanee a quelle del sito di Esperia, si potrebbe risalire ad un periodo che va dai 120 ai 140 milioni di anni fa, ovvero il Cretacico inferiore.
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