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Beni confiscati e dati pubblicati, provincia promossa

Il rapporto "Rimandati" di Libera e Università di Torino sui beni confiscati: trend positivo per la provincia di Latina rispetto al resto del Lazio

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Oltre la metà delle amministrazioni comunali del Lazio non pubblica sul proprio sito l'elenco dei beni confiscati alle mafie. E' quanto emerge dalla terza edizione di "RimanDATI", il report nazionale di Libera, promosso in collaborazione con il Gruppo Abele e il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell'università di Torino e, quest'anno, anche con un contributo di Istat. 

Dall'indagine emerge che su 76 Comuni monitorati, destinatari di beni immobili confiscati, sono 39 quelli che non pubblicano l'elenco, pari al 51%. Un piccolo passo in avanti, comunque, rispetto al 58% dello scorso anno. 

Il primato negativo spetta alle amministrazioni comunali della provincia di Rieti dove non pubblica l'elenco nessuno dei due Comuni destinatari di beni confiscati. Per quanto riguarda la provincia di Roma, invece, non pubblicano l'elenco 17 Comuni su 35. Bene la Provincia di Latina con soli 3 Comuni inadempienti su 17. 

Tra gli enti sovracomunali, la Regione Lazio risulta inadempiente sul livello di trasparenza: non pubblica correttamente l'elenco dei beni confiscati, così come lo richiede il codice Antimafia.

A livello nazionale, su 1.100 comuni destinatari di beni immobili confiscati, monitorati da Libera,  724 pubblicano l'elenco sul loro sito internet, con una percentuale che tocca quota 65%. Un netto balzo in avanti rispetto al 2022, quando la percentuale era pari 36,5% (392 comuni su 1,073).

Il primato negativo in termini assoluti spetta ai Comuni del Sud, comprese le isole, con 248 comuni che non pubblicano l'elenco, segue il Nord con 87 comuni e il Centro con 51 Comuni che non pubblicano dati. 

A livello di singole Regioni, tra le più "virtuose" - quelle cioè che raggiungono o superano il 70% dei Comuni che pubblicano l'elenco - ci sono Liguria (87,5%), Emilia Romagna (84,4%), Puglia (79,8%) e Piemonte (78,2%). Il Lazio è invece tra quelle con percentuali al di sotto del 50%, con Sicilia, Basilicata, Calabria e Molise.

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