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Il fatto

Truffe agli anziani, scacco alla banda: gli arresti

I Carabinieri arrestano 17 persone a Napoli. Colpivano in tutto il Lazio, anche nel territorio di Latina

Allarme truffe agli anziani:

Una vasta indagine dei Carabinieri del Comando provinciale di Roma ha smantellato un’associazione per delinquere dedita alle truffe e alle estorsioni ai danni degli anziani, un sodalizio criminale composto da 17 persone tutte della provincia di Napoli, che hanno colpito in tutto il Lazio, non solo nella capitale, senza risparmiare appunto il territorio di Latina. Ieri gli investigatori dell’Arma hanno dato esecuzione alle misure cautelari emesse dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Roma a carico degli indagati, sette finiti in carcere, dieci agli arresti domiciliari. Di questi in tredici sono gravemente indiziate di appartenere al sodalizio criminale, gli altri quattro di avere avuto un ruolo nell’esecuzione dei colpi. Altri dieci arresti erano scattati nel corso dell’indagine.


L’associazione per delinquere con base operativa a Napoli era di fatto gestita da una famiglia composta da specialisti delle truffe. L’indagine ha permesso di ricostruire la tecnica utilizzata, quasi sempre la stessa. Uno degli indagati aveva il ruolo di “telefonista” e doveva contattare con normali telefonate le vittime, quasi sempre molto anziane in condizione di vulnerabilità, presentandosi come un parente stretto oppure spacciandosi funzionario delle poste, altrimenti come maresciallo dei carabinieri. Era sempre il telefonista a comunicare alla vittima il coinvolgimento del parente, di solito un figlio o un nipote, nella spedizione di un pacco che avrebbe potuto comportare conseguenze negative se non ritirato entro i termini, o peggio coinvolto in un incidente stradale con feriti, tale da imporre il pagamento immediato di multe o indennizzi alle persone investite.

Quindi scattava la richiesta di pagamento di un’ingente somma di denaro ovvero la consegna di gioielli a un incaricato, un componente del sodalizio col ruolo di “corriere” o “trasfertista”. Il prelievo del maltolto da parte del presunto emissario del parente o addetto dell’ufficio postale comprendeva la realizzazione di video o foto per informare l’organizzazione, a distanza, dell’ammontare di quanto “prelevato”. Questo modus operandi ha integrato, nella maggior parte dei casi, gli estremi del reato di truffa aggravata dall’aver ingenerato il timore di un pericolo immaginario e dalla circostanza della minorata difesa. In almeno sei casi è stato, invece, ravvisato il reato di estorsione aggravata.

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