Il caso
21.06.2024 - 13:00
Alessia e Martina avevano paura del padre, Luigi Capasso; anzi, erano terrorizzate a tal punto che non volevano vederlo. È il quadro che emerge dalle testimonianze fornite ieri in tribunale dai Carabinieri durante l’udienza che vede i medici Quintilio Facchini e Chiara Verdone rispondere all’accusa di omicidio colposo per aver firmato il nulla osta che ha permesso di restituire l’arma di ordinanza a Capasso, pochi mesi prima della strage di Collina dei Pini.
Ieri sono stati ascoltati l’allora comandante della stazione Antonio Cosentino e il comandante della compagnia Giambattista Fumarola. Entrambi hanno risposto alle domande dei PM Daria Monsurrò e Giuseppe Bontempo. Uno dei punti focali discussi e ricostruiti in aula è stata la lite avvenuta a settembre del 2017 all’esterno dello stabilimento Findus, dove all’epoca Antonietta Gargiulo lavorava. La lite, avvenuta davanti alle due figlie che erano in macchina, ha visto Capasso colpire la cappotta dell’auto con un pugno, spaventando le bambine. Antonietta, per evitare di tornare a casa, si era fatta ospitare insieme alle figlie da un’amica per qualche giorno.
Questa situazione aveva portato Capasso a chiedere la disponibilità dell’alloggio di servizio a Velletri. Capasso aveva motivato la richiesta a Cosentino raccontando della crisi coniugale, ma omettendo (almeno inizialmente) la lite fuori dalla Findus. Inoltre, quando era libero dal servizio, gli era stato consigliato dai superiori di lasciare la pistola di ordinanza in caserma, all’interno della cassetta di sicurezza. Arma che qualche settimana dopo gli fu tolta, insieme al tesserino, quando fu fissata la visita medica (come spiegato da Fumarola, è una prassi prevista dalle normative), per poi essergli restituita alcune settimane dopo, a seguito del nulla osta arrivato dalla visita di controllo.
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