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Il caso

Mafia apriliana, le spese legali del capo “pagate” dagli imprenditori

La “raccolta fondi” con metodo estorsivo ai danni di diversi imprenditori della città: Tesei, Benvenuti e Stradaioli

Mafia apriliana, le spese legali del capo “pagate” dagli imprenditori

Il potere del sodalizio criminale di Aprilia era talmente ramificato in città da poter riuscire a condizione anche le attività economiche. L’esempio più eclatante riguarda la raccolta fondi presso imprenditori e commercianti della città per pagare le spese legali di Patrizio Forniti, mentre quest’ultimo si trovava in carcere, nonché quelle di Adrian Vara sempre per conto del capo. Una raccolta fondi “sui generis” organizzata da Marco Antolini, Luca De Luca, Luigi Morra e Antonino Ziino. Un’estorsione secondo gli inquirenti, che ha visto il sodalizio chiedere i soldi a diversi nomi noti del mondo dell’imprenditoria e del commercio di Aprilia: Urbano Tesei, Mario Stradaioli, Massimiliano Ambrosini e Luigi Benvenuti.

Gli episodi contestati avvengono tra il 2018 e il 2019. Benvenuti, titolare di un negozio di abbigliamento nel centro cittadino, viene avvicinato da Luca De Luca, Marco Antolini e Ivan Casentini che chiedono alla persona offesa somme di denaro come contributo spese per il detenuto. Un incontro avvenuto al bar La Primula. Tutto ciò emerge da una conversazione tra Benvenuti e l’allora vice sindaco Lanfranco Principi, i quali sono legati da un’amicizia di vecchia data, che sottolineano come anche Urbano Tesei avesse già contribuito alle spese. «Eravamo seduti e dopo mi dicono: “Stiamo a vedere dei soldi per Patrizio”, a me una settimana fa. Urbano mi ha detto - racconta Benvenuti a Principi - che era passato De Luca e ha detto li metti pure per Luigino, no a me non me li ha dati».

Nel suo racconto al vice sindaco Benvenuti riferisce, pur in assenza di una minaccia esplicita e diretta, di aver subito compreso che non c’era possibilità di scelta tra accettare o meno l’invito a corrispondere il denaro, che per ragioni prudenziali l’imprenditore ha fatto finta di accettare con piacere. «Dopo è uscito Luca, quando stavamo fuori a parlare, lui ha detto se tu vuoi non è un obbligo. Senti una beneficenza quello che puoi fare, questa è una beneficenza no? Però se ti dico - continua - “Senti mi devi dare mille euro” non è beneficenza questa. Mille e cinquecento io e mille e cinquecento Urbano. Domani glielo dico: senti questi sono i miei, a me mi fa piacere, perché tanto dopo se no oltre che glieli dai passi pure per pezzo di m...., quindi glieli devi dare con il sorriso e a me mi fa piacere».

A contattare Mario Stradaioli (che come Benvenuti e Massimiliano Ambrosini non è indagato) è invece Marco Antolini, che si adopera per recuperare i soldi inviando una dipendente del suo gruppo e parlando in maniera criptica per evitare i controlli. «Se vuoi ti mando un attimo... e poi va lei dall’avvocato» dice Antolini a Stradaioli che risponde: «Va bene». Poi Antolini contatta anche Benvenuti per portare avanti la raccolta: «Ti mando... e poi ci va lei dall’avvocato, così passa pure da Mario (Stradaioli, ndr)».

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