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Il fatto

Satnam Singh, Lovato dal gip: «Sto male e non dormo»

E’ comparso davanti al giudice Molfese e al pm Marra. Per motivi di sicurezza trasferito in un altro carcere

Satnam Singh, il gip: Lovato voleva nascondere tutto

«Non sto bene». Lo ha fatto mettere a verbale Antonello Lovato nel corso dell’interrogatorio di garanzia davanti al gip Giuseppe Molfese, che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare, e al pubblico ministero Marina Marra, titolare dell’inchiesta. Il datore di lavoro di Satnam Singh, accusato di omicidio volontario con il dolo eventuale, difeso dagli avvocati Mario Antinucci, Stefano Perotti, Valerio Righi, è sembrato provato. Ha detto che non dorme e non mangia ed è agitato. Per motivi di sicurezza è stato disposto il trasferimento in un altro carcere.

L’interrogatorio fissato alle 13,30 nel carcere di via Aspromonte a Latina è durato una manciata di minuti: il tempo di aprire e chiudere il verbale. Il 38enne ha scelto la strada del silenzio e si è avvalso della facoltà di non rispondere. «Non facciamo nessuna dichiarazione. Il mio assistito non sta in buone condizioni di salute», ha dichiarato l’avvocato Antinucci rispondendo all’uscita dal carcere alle domande dei cronisti. Quando era stato ascoltato dai Carabinieri, subito dopo i fatti, Lovato aveva sostenuto di essere rimasto traumatizzato e sotto choc. Nell’ordinanza cautelare il giudice ripercorre i quattro momenti salienti della condotta del 38enne. «Nonostante il prospettato stato emotivo carica il corpo sul furgone, abbandona il corpo e separatamente l’arto amputato, si allontana repentinamente, provvede a ripulire le tracce ematiche dal furgone.

Proprio nel descritto contesto occorre segnalare che la Procura - è riportato nelle carte dell’inchiesta - evidenzia gli ulteriori approfondimenti investigativi nel corso dei quali è necessario recidere i contatti con l’esterno del Lovato applicando la più gravosa misura cautelare della custodia in carcere». Il pm, nella richiesta di applicare la misura restrittiva, ha ripercorso le condotte di Lovato sottolineando che oltre ad aver caricato Satnam Singh che perdeva molto sangue sul furgone e ad averlo abbandonato agonizzante, il 38enne ha cercato di eliminare le tracce: non solo ha lavato il furgone ma ha spostato i mezzi coinvolti nell’incidente e ha sottratto i telefoni cellulari a Satnam e alla moglie.

In questo modo Lovato «Cagionava, accettando il rischio, la morte del bracciante intervenuta per choc emorragico causato dall’amputazione del braccio destro, derivato dal mancato tempestivo soccorso. Anche il macchinario per svolgere il lavoro era di fattura artigianale» è riportato nelle carte dell’inchiesta. Lovato si trovava in una posizione di garanzia rispetto a Satnam in quanto datore di lavoro nonchè soggetto che con la sua condotta colposa aveva causato il danno vitale allo stesso lavoratore. Non ha allertato i soccorsi, evitando che fossero prestate le cure necessarie». Ieri l’interrogatorio lampo.

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