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Satnam, per gli inquirenti è chiara la volontà di non soccorrerlo

Ancor prima del tentativo di disfarsi del corpo esanime del lavoratore, emerge la condotta omissiva di Atonello Lovato

Satnam Singh, il gip: Lovato voleva nascondere tutto

La ricostruzione del drammatico incidente sul lavoro costato la vita a Satnam Singh e di quello che è successo subito dopo, fornisce un quadro chiaro agli inquirenti, inchiodando alle proprie responsabilità l’imprenditore agricolo Antonello Lovato. Dall’inchiesta emerge chiaramente che il datore di lavoro non intendesse assolutamente soccorrere la vittima del brutale infortunio nei campi, una volontà che non può essere giustificata dallo choc del momento e pesa sulle sue condotte avendo contribuito in maniera determinante a provocare la morte dell’operaio di 31 anni impiegato senza contratto, ancor prima che si adoperasse per disfarsi del corpo esanime, ovvero portarlo via dall’azienda di strada del Passo a Borgo Santa Maria, nel vano tentativo di risparmiarsi le conseguenze della tragedia.


La volontà di non assicurare i soccorsi al lavoratore gravemente ferito emerge prima di tutto dalla ricostruzione dei fatti raccolta, nelle ore successive dai Carabinieri, attraverso la testimonianza di Soni, la moglie della vittima. «Nell’immediatezza ho chiesto ad Antonello di chiamare i soccorsi, ma lo stesso continuava a dire le frasi “È morto! È morto”. Solo dopo avere insistito nella mia richiesta, Antonello ha preso un furgone di colore bianco, ha caricato mio marito all’interno dello stesso, riponendo l’arto staccato in una cassetta di plastica per poi accompagnarti presso il nostro domicilio di via Genova».

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