Il fatto
20.08.2024 - 13:00
Ieri è stata eseguita l’autopsia dal medico legale e tra novanta giorni si conosceranno le cause della morte del bracciante agricolo indiano Dalvir Singh, 54 anni, deceduto per un malore venerdì scorso in un’azienda agricola di via del Crocifisso a Borgo Piave. E’ stato il pm Valerio De Luca ad affidare l’incarico al medico legale per accertare la causa del decesso, nel frattempo sono in corso una serie di accertamenti condotti dai Carabinieri della Compagnia di Latina.
L’indiano era in regola sia con il permesso di soggiorno che con il contratto. Non ha compiuto sforzi fisici, era andato nell’azienda per l’irrigazione di alcune piante di alto fusto, a quanto pare sarebbe andato la mattina e per non rientrare in bicicletta a Cori e poi rifare il tragitto si era fermato in un capanno. La morte è avvenuta all’improvviso in uno dei giorni più caldi dell’anno. A fare la scoperta è stato il datore di lavoro ascoltato dai Carabinieri insieme ad altre persone. Non mancano le reazioni alla morte del bracciante.
«E’ inaccettabile dover assistere a questa strage continua, si può e si deve fare molto di più. In attesa che siano accertate cause e responsabilità, siamo convinti che la cultura della prevenzione della tutela della salute e sicurezza sul lavoro debba diventare una priorità del Paese», dichiara in una nota la segretaria generale Uila-Uil Enrica Mammucari e il segretario territoriale Uila Latina e Frosinone Giorgio Carra. L’uomo non è escluso che soffrisse di patologie cardiache di cui non era a conoscenza e forse per il caldo o la fatica si è accasciato a terra ed è morto. «Abbiamo chiesto al Governo - è riportato in una nota - di coinvolgere direttamente gli enti bilaterali agricoli, oltre che per governare il mercato del lavoro, contrastando il caporalato e lo sfruttamento». Sul caso del bracciante indiano morto venerdì scorso, sono intervenuti i sindacalisti della Flai Cgil.
«Sicuramente è inaccettabile sentire ”morte naturale” quando si parla di un uomo morto sul lavoro nel caldo torrido di agosto, è una morte che suscita un dolore e una rabbia mai sopiti che si rinnovano prepotentemente, ma anche un allarme continuo per le condizioni di lavoro in cui troppi lavoratori si trovano. Un allarme alla base delle nostre denunce, delle manifestazioni, delle vertenze e dell’attività di sindacato di strada», ha ribadito Stefano Morea, segretario generale Flai Cgil Roma e Lazio, ricordando la morte di Satnam Singh. «La morte di Dalvir, in circostanze che nulla hanno a che vedere con quanto accaduto a Satnam, evidenzia le criticità di un settore, quello agricolo, caratterizzato sì da un lavoro duro e pesante ma proprio per questo che deve essere tutelato dai contratti».
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