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Il caso

Negozi al posto delle serre

Il complesso commerciale di via Albanese sorge su area agricola, per la Polizia Locale è una lottizzazione abusiva

Negozi al posto delle serre

Un’indagine della Polizia Locale di Latina supportata dalla consulenza tecnica del Servizio Antiabusivismo dell’edilizia privata del Comune ha fatto emergere un clamoroso caso di abusivismo edilizio alle porte del capoluogo pontino, ma anche indirettamente una rete di negligenze e complicità all’interno dell’amministrazione che lo ha tollerato per oltre vent’anni. Un’intuizione dei funzionari dei nuclei Edilizia e Ambiente della Polizia Locale ha permesso infatti di scoprire che il complesso commerciale di via Albanese, quello situato all’altezza dello svincolo al chilometro 68,6 della statale Pontina, è reato realizzato in zona agricola trasformando serre e un magazzino con un cambio di destinazione d’uso non contemplato dalle norme, ma che la proprietà ha cercato di sanare con quattro istanze di condono depositate nel 2004 e rimaste finora nei cassetti dell’ente senza valutazione, destinate invece a una bocciatura inevitabile. Una vera e propria lottizzazione abusiva condita da una serie di illeciti di natura urbanistica, tutto finito in un’informativa di reato depositata nei giorni scorsi in Procura con due indiziati, gli amministratori delle due società che hanno concorso nella realizzazione degli evidenti abusi edilizi.

La Polizia Locale ha affidato le risultanze investigative all’esame del sostituto procuratore, chiamato a valutare i risvolti penali, tenendo conto che i primi reati si sono consumati tra la fine degli anni Novanta e gli inizi dei Duemila, quindi sono ormai prescritti. Dal punto di vista amministrativo, in ogni caso, la vicenda è destinata a scuotere il Comune e non solo per le violazioni finora sottaciute, ma anche per gli effetti che la scoperta produrrà negli anni a venire per la nullità delle licenze commerciali in essere. Quanto emerso è sconvolgente per la longevità dello stravolgimento evidente del territorio sul quale poggia le basi l’ipotesi di lottizzazione abusiva.

La Polizia Locale aveva iniziato a studiare il complesso commerciale della società Edil Bianconi srl lo scorso inverno, per verificare la legittimità dei titoli quando uno dei negozi, un bazar situato in uno di quegli immobili, aveva iniziato ad attirare un volume importante di clienti da tutta Italia, con pesanti ricadute sulla viabilità, compresa la statale Pontina. I funzionari della Locale hanno intuito che qualcosa non quadrava proprio nell’assetto urbanistico dell’intero sito e hanno chiesto l’intervento dei tecnici dell’Antiabusivismo edilizio per una consulenza puntuale. È emerso così che il complesso si trova in area agricola e gli immobili sono stati trasformati impropriamente in volumi commerciali: la realizzazione delle prime strutture era stata autorizzata con permesso di costruire del 1996, ma sulla superficie di oltre 17.000 metri quadrati dovevano sorgere delle serre e un magazzino agricolo.

La proprietà ha realizzato tutt’altro, perché nell’area agricola di via Albanese sono stati edificati di immobili commerciali raggruppati in quattro blocchi, che la società Edil Bianconi aveva chiesto di sanare attraverso quattro diverse istanze di condono depositate nel 2004 ai sensi della legge dell’anno prima. Come emerge ora, quelle domande di legittimazione dei negozi abusivi non potevano essere accolte, ma hanno continuato a giacere negli uffici comunali senza risposta per anni. Addirittura nel 2013 la proprietà aveva chiesto che le quattro istanze venissero unificate in una unica, ma l’ente municipale ha continuato a non rispondere. Insomma, il cambio di destinazione d’uso non è mai stato condonato, ma è pure vero che nessuno ha formalmente bocciato le pratiche impedendo che gli immobili fossero utilizzati illecitamente.

Come se non bastasse, il sopralluogo dei tecnici comunali ha permesso di scoprire che il complesso è stato realizzato unendo particelle catastali appartenenti a società diverse, ma soprattutto che l’intera pertinenza, ossia le aree di manovra e gli spazi riservati alla sosta, sono stati urbanizzati cementando la superficie agricola. A tutto questo si aggiunge poi la circostanza che in sede di richiesta di condono la proprietà aveva dichiarato di dovere demolire tre piccoli edifici, che invece sono ancora in piedi. Alla luce di questa realtà, ne consegue che le licenze commerciali sono state chieste dai singoli locatari, seppure in buona fede, sulla base del falso presupposto che gli immobili rispettassero la conformità urbanistica, quindi sono illegittime e dovranno essere esaminate dal Comune.

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