Il fatto
19.10.2024 - 09:00
Ha minacciato di morte la compagna anche in presenza della figlia minore con frasi pesanti. Le condotte violente erano quotidiane - come ha sostenuto il pubblico ministero nel capo di imputazione - erano sia di natura fisica che psicologica. Alla fine un uomo di origine albanese di 37 anni è stato condannato ieri dal giudice del Tribunale Giuseppe Cario alla pena di quattro anni, a fronte di una richiesta di due anni e sei mesi del pubblico ministero Giuseppe Bontempo. Al termine della camera di consiglio il giudice ha letto la sentenza. Scontato che una volta che saranno depositate le motivazioni della sentenza la difesa presenterà ricorso in Corte d’Appello. E’ emerso dagli accertamenti della Polizia che l’uomo aveva pesantemente apostrofato la convivente. «Tu mi tradisci» e giù insulti e botte. La donna era stata picchiata in numerose occasioni con calci e pugni. «Sfogando spesso la sua violenza anche sugli oggetti presenti nell’abitazione inviando anche al padre della convivente minacce di uccidere la figlia».
E’ riportato nelle carte del processo. Nei confronti dell’uomo, T.T., queste le sue iniziali, residente a Latina, era scattato l’arresto e in un secondo momento il difensore dell’imputato l’avvocato Alessia Vita, ha scelto per il proprio assistito il rito abbreviato, un giudizio previsto dal codice che prevede la riduzione di un terzo della pena. I fatti contestati sono avvenuti nel capoluogo dal 2021 fino all’aprile del 2024 quando l’uomo era stato arrestato con l’accusa di maltrattamenti in famiglia e di lesioni. Erano intervenuti gli agenti della Polizia per fermare l’imputato che in una circostanza aveva fratturato anche un dito alla donna.
Nel corso dell’interrogatorio di convalida il 37enne aveva cercato di ridimensionare i fatti spiegando che spesso litigava con la donna aggiungendo che in una circostanza la parte offesa si sarebbe ferita da sola. Una versione a cui il giudice non aveva creduto e al termine dell’audizione il magistrato aveva emesso un provvedimento restrittivo, ritenendo quella del carcere la misura cautelare più idonea. Ieri la condanna.
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