Il fatto
14.12.2024 - 12:30
Ogni tassello che va ad aggiungersi a tutti gli altri finora emersi in questa torbida vicenda non fa che rendere il mosaico d’insieme ancora più inquietante. Adesso, vale a dire in seguito alla chiusura dell’inchiesta, a pesare come un macigno su Simone Di Pinto, il 19enne aiuto capo scout nella parrocchia di San Domenico Savio a Terracina, ci sono la diffusione dell’informativa e dei verbali dell’incidente probatorio in tribunale, che si era svolto ad ottobre davanti al gip di Roma dove le vittime avevano ricostruito i fatti, e dunque le testimonianze su violenza sessuale, detenzione di materiale pedopornografico, atti persecutori ed estorsione.
Quasi trecento immagini dal contenuto hard che ritraggono minori dai 5 ai 12 anni contenute in due smartphone e un tablet sequestrati al giovane dalla Polizia Postale di Latina nell’ambito di una inchiesta della Procura di Roma. Il 19enne, com’è noto, da luglio è agli arresti domiciliari dopo le accuse da parte di quattro vittime, tra i 15 e i 10 anni. Un vero e proprio “doppio gioco” quello messo in atto dall’aiuto capo scout che su Instagram si spacciava per almeno due ragazze, “Aurora” ed “Elena”, quindi due profili inesistenti, per ottenere dai minori foto intime e poi chiedere soldi per non diffondere le immagini. Un “gioco” subdolo che, in un caso, è anche andato oltre con l’abuso di un bambino di dieci anni in parrocchia: «Vieni, ti sistemo il pantaloncino», avrebbe detto Di Pinto al “lupetto” per poi infilargli la mano negli slip e palpeggiargli i genitali. Un fatto aggravato perché commesso abusando del rapporto di autorità.
Di Pinto - secondo gli inquirenti - aveva richieste molto insistenti: «Approfittando del rapporto di fiducia e del ruolo che ricopriva, lo scout incitava a produrre materiale pedopornografico con immagini che ritraevano i minori nudi e minacciandoli a non interrompere l’invio di materiale e cercando di acquisire foto che coinvolgessero altri amici». Un passaggio del capo di imputazione è chiaro: «Non ti puoi rifiutare, questo è un patto. O accetti o verresti rovinato».
Nella vicenda il 19enne è difeso dagli avvocati Carmela Massaro e Ippolita Naso mentre le famiglie dei minori, assistite dall’avvocato Pasquale Lattari, si costituiranno parte civile insieme alla Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza Monica Sansoni. Non è escluso che anche gli scout si costituiranno parte civile.
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