Il fatto
12.01.2025 - 09:00
«Sono state accolte le nostre tesi», ripetono alcuni avvocati del collegio difensivo dopo la lettura della sentenza. E’ il Day after della sentenza Reset della Dda, uno tra i processi più complessi e difficili che si è celebrato a Latina. Sono state sette le condanne e 24 le assoluzioni. A spostare gli equilibri non è escluso siano state anche le motivazioni della sentenza per l’omicidio Giuroiu che ha portato all’assoluzione di Angelo Travali, dove i giudici della Corte d’Assise d’Appello in un passaggio hanno analizzato le dichiarazioni dei pentiti Agostino Riccardo e Renato Pugliese. Ma è un’ipotesi.
E’ caduta l’associazione per delinquere aggravata dal metodo mafioso finalizzata al narcotraffico. Restano le condanne relative alle accuse di estorsione dove viene contestata l’aggravante mafiosa e che hanno retto. Questo in sintesi il processo Reset, a fronte di richieste di condanna di oltre 400 anni. Nel corso della requisitoria l’accusa aveva sottolineato il clima di paura e omertà che c’era a Latina. Saranno le motivazioni a chiarire tutto Nessun commento al termine dell’udienza dei pm Luigia Spinelli e Francesco Gualtieri.
L’ultima controreplica era stata affidata venerdì mattina all’avvocato Angelo Palmieri, decano degli avvocati. «I fatti mi hanno dato ragione. Avevo detto che la mafia a Latina non c’era e non esisteva, fin dal primo momento questo nella mia arringa e ribadisco questo concetto - spiega - questa sentenza è un atto di civiltà giuridica». «Sono molto soddisfatto del risultato ottenuto - ha detto l’avvocato Oreste Palmieri - aspettiamo le motivazioni della sentenza che rappresenta una cognizione da parte del Tribunale delle prove acquisite nel procedimento Don’t Touch». Soddisfatto l’avvocato Leone Zeppieri: «Possiamo dire sin d’ora che l’impianto accusatorio relativo alla imputazione di associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga e relativa ai reati fine è stato ritenuto dal Tribunale assolutamente infondato anche in ragione del tenore della formula assolutoria scelta perché il fatto non sussiste, il che pone in una luce completamente diversa e più aderente alla realtà il contributo offerto dalle dichiarazioni dei collaboranti».
«La sentenza è un pezzo di storia per tutta l’avvocatura pontina - ha osservato l’avvocato Italo Montini - Quello che abbiamo sostenuto dall’inizio è stato confermato dal Tribunale. Non sono io a dover vagliare l’attendibilità ma sono i giudici ed ultimamente il loro giudizio, vedasi le ultime sentenze della Cassazione per Ciaravino e per l’omicidio Giuroiu sta collimando con la tesi difensiva».
«Esprimo soddisfazione - ha detto l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo - per la decisione. Con il passare dei giorni e delle discussioni appariva sempre più inconsistente il quadro probatorio della Dda nonostante le numerose udienze che si sono svolte». La sentenza segna una linea di confine secondo l’avvocato Alessia Vita: «Rappresenta una svolta importante a livello generale rispetto a tutte le indagini, è l’espressione di un ragionamento logico-giuridico corretto che ha fatto il Tribunale aderente ai principi che governano il nostro sistema processuale penalistico». «Si è puntato in maniera eccessiva sui collaboratori, mettendo da parte i mezzi ordinari di indagine, e l’esito è stato questo: arrivano le prime sentenze che dimostrano come i pentiti non siano affidabili al 100%», osserva l’avvocato Marco Nardecchia. L’avvocato Giancarlo Vitelli ha ricordato il processo Don’t Touch: «Abbiamo sempre sostenuto l’assenza di elementi di riscontro alle dichiarazioni fatte dai collaboratori di giustizia, soprattutto della sentenza di Don t’ Touch che ha escluso la partecipazione dei collaboratori a quel contesto delineato nella sentenza».
Tra novanta giorni le motivazioni della sentenza, per molti inaspettata e sarà possibile capire perchè la prospettazione offerta dall’accusa non sia stata accolta.
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