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Il fatto

Processo Reset, le difese: accolte le nostre tesi

Le reazioni del collegio difensivo di alcuni imputati dopo la sentenza del Tribunale. Tra 90 giorni le motivazioni

Processo Reset, le difese: accolte le nostre tesi

«Sono state accolte le nostre tesi», ripetono alcuni avvocati del collegio difensivo dopo la lettura della sentenza. E’ il Day after della sentenza Reset della Dda, uno tra i processi più complessi e difficili che si è celebrato a Latina. Sono state sette le condanne e 24 le assoluzioni. A spostare gli equilibri non è escluso siano state anche le motivazioni della sentenza per l’omicidio Giuroiu che ha portato all’assoluzione di Angelo Travali, dove i giudici della Corte d’Assise d’Appello in un passaggio hanno analizzato le dichiarazioni dei pentiti Agostino Riccardo e Renato Pugliese. Ma è un’ipotesi.

E’ caduta l’associazione per delinquere aggravata dal metodo mafioso finalizzata al narcotraffico. Restano le condanne relative alle accuse di estorsione dove viene contestata l’aggravante mafiosa e che hanno retto. Questo in sintesi il processo Reset, a fronte di richieste di condanna di oltre 400 anni. Nel corso della requisitoria l’accusa aveva sottolineato il clima di paura e omertà che c’era a Latina. Saranno le motivazioni a chiarire tutto Nessun commento al termine dell’udienza dei pm Luigia Spinelli e Francesco Gualtieri.

L’ultima controreplica era stata affidata venerdì mattina all’avvocato Angelo Palmieri, decano degli avvocati. «I fatti mi hanno dato ragione. Avevo detto che la mafia a Latina non c’era e non esisteva, fin dal primo momento questo nella mia arringa e ribadisco questo concetto - spiega - questa sentenza è un atto di civiltà giuridica». «Sono molto soddisfatto del risultato ottenuto - ha detto l’avvocato Oreste Palmieri - aspettiamo le motivazioni della sentenza che rappresenta una cognizione da parte del Tribunale delle prove acquisite nel procedimento Don’t Touch». Soddisfatto l’avvocato Leone Zeppieri: «Possiamo dire sin d’ora che l’impianto accusatorio relativo alla imputazione di associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga e relativa ai reati fine è stato ritenuto dal Tribunale assolutamente infondato anche in ragione del tenore della formula assolutoria scelta perché il fatto non sussiste, il che pone in una luce completamente diversa e più aderente alla realtà il contributo offerto dalle dichiarazioni dei collaboranti».

«La sentenza è un pezzo di storia per tutta l’avvocatura pontina - ha osservato l’avvocato Italo Montini - Quello che abbiamo sostenuto dall’inizio è stato confermato dal Tribunale. Non sono io a dover vagliare l’attendibilità ma sono i giudici ed ultimamente il loro giudizio, vedasi le ultime sentenze della Cassazione per Ciaravino e per l’omicidio Giuroiu sta collimando con la tesi difensiva».

«Esprimo soddisfazione - ha detto l’avvocato Pasquale Cardillo Cupo - per la decisione. Con il passare dei giorni e delle discussioni appariva sempre più inconsistente il quadro probatorio della Dda nonostante le numerose udienze che si sono svolte». La sentenza segna una linea di confine secondo l’avvocato Alessia Vita: «Rappresenta una svolta importante a livello generale rispetto a tutte le indagini, è l’espressione di un ragionamento logico-giuridico corretto che ha fatto il Tribunale aderente ai principi che governano il nostro sistema processuale penalistico». «Si è puntato in maniera eccessiva sui collaboratori, mettendo da parte i mezzi ordinari di indagine, e l’esito è stato questo: arrivano le prime sentenze che dimostrano come i pentiti non siano affidabili al 100%», osserva l’avvocato Marco Nardecchia. L’avvocato Giancarlo Vitelli ha ricordato il processo Don’t Touch: «Abbiamo sempre sostenuto l’assenza di elementi di riscontro alle dichiarazioni fatte dai collaboratori di giustizia, soprattutto della sentenza di Don t’ Touch che ha escluso la partecipazione dei collaboratori a quel contesto delineato nella sentenza».

Tra novanta giorni le motivazioni della sentenza, per molti inaspettata e sarà possibile capire perchè la prospettazione offerta dall’accusa non sia stata accolta.

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