Il fatto
25.01.2025 - 07:30
Oltre alla custodia cautelare in carcere per Renzo Lovato e il figlio Antonello, il giudice per l’indagine preliminare ha disposto anche l’amministrazione giudiziale per la società che gestiva le proprietà della loro famiglia, prima di tutto perché avrebbero potuto reiterare lo sfruttamento dei lavorati, ma anche e soprattutto perché erano già riusciti in passato a distrarre la conduzione dei beni. Per questi motivi e per non compromettere il valore dell’azienda, il Tribunale ha nominato un amministratore giudiziario per disporre il controllo giudiziale dell’azienda di Antonello Lovato.
Secondo quanto ricostruito dagli investigatori dei Carabinieri, dopo l’inchiesta che lo aveva visto coinvolto a partire dal 2019, Renzo Lovato aveva messo in atto delle cautele per continuare a controllare la propria azienda, aggirando però le attenzioni dell’autorità giudiziaria. Come si legge agli atti dell’indagine per lo sfruttamento di Satnam e gli altri bracciandi indiani clandestini, «Si deve evidenziare la spregiudicatezza dimostrata da Renzo Lovato, che a seguito della notifica dell’avviso di conclusione delle indagini di cui al procedimento penale numero 5536/2019 del 19 giugno 2023 ha intrapreso un’azione massiva di cessione dei beni, nella specie negoziando contratti di fitto di fondo rustico dei propri terreni, contratti di compravendita di terreni , di comodato d’uso gratuito delle aziende facenti capo al Lovato, tutto in favore dell’Azienda Strada del Passo. Quanto sopra lascia concretamente presumere che lo stesso, in assenza del presidio cautelare di massimo rigore, possa continuare a operare manovre fittizie sui beni aziendali, allo scopo di aggirare eventuali provvedimenti dell’autorità giudiziaria. Detto pericolo emerge anche dall’analisi del telefono cellulare sequestrato a Lovato Antonello, ove si evidenza come quest’ultimo si attivi immediatamente dopo l’incidente per disfarsi dei beni, subito dopo le contestazioni effettuate, proprio al fine di eludere un eventuale provvedimento ablativo».
Insomma, se il padre si era attivato per risparmiare l’azienda dagli effetti della precedente inchiesta, il figlio sapeva bene che rischiava di perdere i beni di famiglia dopo la tragedia costata la vita a Satnam Singh e, prima del suo arresto, come dimostrano i contenuti del suo telefono, si era attivato per aggirare le responsabilità del caso.
Che le proprietà della famiglia Lovato fossero confluite fittiziamente sotto gestioni differenti, per essere controllate dagli stessi imprenditori, emerge anche dai racconti dei braccianti agricoli, ascoltati dagli inquirenti nel corso dell’indagine. Proprio uno degli indiani clandestini, descrivendo la suddivisione dei fondi agricoli dei Lovato, aveva confermato che la gestione di fatto era unitaria: «Pensavamo che si trattasse di un’unica azienda a carattere familiare, mentre abbiamo appreso solo successivamente che le aziende erano diverse, forse anche di proprietà diverse, ma io e gli altri lavoratori abbiamo avuto rapporti sempre e solo con i signori Lovato».
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