Il fatto
08.02.2025 - 08:00
Un incendio di chiara origine dolosa ha danneggiato un’abitazione in legno all’interno del comprensorio residenziale Marina di Macchiagrande, nelle campagne tra Borgo Sabotino e Borgo Santa Maria. Del caso si stanno occupando gli investigatori della Polizia perché l’episodio assume contorni inquietante: si tratta della casa di Simone e Daniele Ortenzi, di 44 e 48 anni, fratelli detenuti nell’ambito di un’indagine per traffico di droga, arrestati poco meno di un anno fa con una scorta importante di stupefacenti, oltretutto uno dei due già condannato in Appello alla pena di quattro anni per il coinvolgimento negli affari illeciti con la famiglia di Romolo Di Silvio sgominata dall’inchiesta Scarface della Dda di Roma. Insomma, un contesto nel quale il rogo si presta a una serie di doverose interpretazioni sulle intenzioni degli attentatori: il gesto sembra rappresentare un messaggio intimidatorio, un rebus che i detective della Questura stanno cercando di risolvere.
A lanciare l’allarme ieri notte sono stati i vicini che hanno notato le fiamme. Del resto sapevano che all’interno dell’abitazione, situata in un lotto che conta in tutto tre case di legno, non c’erano i proprietari proprio perché i fratelli, romani di origine, ma trapiantati da tempo al lido di Latina, sono attualmente ristretti in carcere e inoltre il padre è ricoverato in ospedale fuori provincia. Quindi la casa presumibilmente era incustodita e rischiava di essere completamente distrutta dalle fiamme.
La segnalazione ha permesso ai Vigili del Fuoco di intervenire tempestivamente, prima che il rogo potesse estendersi all’intera struttura, contenendo i danni che in ogni caso sono stati ingenti. Di conseguenza, gli operatori dell’antincendio hanno potuto localizzare con relativa precisione il punto dove si è innescato l’incendio e da dove le fiamme si sono propagate, ipotizzando la natura dolosa: non solo il rogo è divampato dall’esterno, ma i soccorritori hanno rilevato anche tracce di liquido infiammabile, utilizzato presumibilmente come accelerante per alimentare il fuoco. Nessuno comunque nel comprensorio ha notato movimenti sospetti, ma era notte e l’abitazione si trova in fondo alla lottizzazione, un vero e proprio dedalo di stradine. Oltretutto l’attentato ha interessato il retro dell’edificio di legno.
Dopo un primo sopralluogo della Squadra Volante, sono intervenuti anche gli specialisti della scientifica per documentare l’accaduto e verificare la presenza di tracce utili all’indagine. Dal canto loro gli investigatori della Questura hanno vagliato la presenza di impianti di video sorveglianza che possano avere ripreso i movimenti degli autori del gesto intimidatorio. Parallelamente stanno lavorando per individuare il possibile movente, ossia arrivare indirettamente al contesto criminale nel quale è maturata un’azione tanto sfrontata. L’indagine sembra puntare gli ambienti della droga, visto che i fratelli sono stati coinvolti in una serie di traffici con posizioni tutt’altro che marginali.
Nell’aprile dello scorso anno erano stati arrestati entrambi dalla Squadra Mobile perché nascondevano, in totale, oltre due chili tra hascisc e marijuana e mezzo chilo di cocaina. Senza dimenticare che il più giovane dei due, Simone, era finito nell’inchiesta Scarface per avere fornito cocaina, in una circostanza, nel luglio 2019, al genero di Romolo Di Silvio che era rimasto senza scorte, salvo poi ritrovarsi a invocare più volte il saldo della partita di droga. Pretese che avevano infastidito i figli di Romolo, alimentando un clima di tensione: secondo gli investigatori i giovani della famiglia del quartiere Gionchetto erano pronti a punirlo con l’uso delle armi, ma la vicenda si era risolta con un incontro chiarificatore. In quella circostanza, annotavano gli investigatori, Ortenzi aveva giustificato l’insistenza per il pagamento della cocaina perché pressato a sua volta dai fornitori, a suo dire napoletani. Insomma, già in passato uno dei due fratelli si era ritrovato tra l’incudine e il martello.
A questo si aggiunge un episodio del giugno scorso, quando lo stesso Simone Ortenzi era ristretto ai domiciliari e durante un controllo era stato trovato in compagnia di un ragazzo di 28 anni che aveva addosso una pistola di provenienza illecita e in casa propria nascondeva, oltre a numerosi coltelli, anche un fucile artigianale realizzato con un tubo. Un fatto che testimonia il suo coinvolgimento negli affari illeciti fino al suo ritorno in carcere.
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