Il caso
11.02.2025 - 09:00
Gli accertamenti per risalire all’origine del malessere che è costato il ricovero in gravissime condizioni per un indiano di 46 anni, al quale è stata amputata già la gamba sinistra e rischia di perdere anche la destra, portano ai confini tra le province di Latina e Roma, perché prima del suo ricovero presso l’ospedale Santa Maria Goretti del capoluogo pontino, dov’è in cura tuttora in prognosi riservata, lo straniero è stato in altre due strutture sanitarie.
Il luogo dove il bracciante è stato soccorso è contenuto agli atti delle relazioni di servizio dell’ambulanza che lo ha prelevato. Stando ai suoi racconti, si trovava in un campo vicino alla statale Pontina. Fatto sta che inizialmente era stato portato in clinica a Pomezia, da dove poi era stato trasferito in ospedale a Roma, presso il Sant’Eugenio. Da lì il trasferimento appunto al “Goretti” di Latina perché era stata necessaria una terapia specialistica a livello cardiologico per fermare gli effetti della patologia che ha causato la necrosi dei tessuti. In ogni caso, lo straniero si trovava nella zona nord della provincia di Latina, tant’è vero che in un primo momento era stato trasportato a Pomezia.
In ospedale a Latina è ricoverato da oltre venti giorni e medici dell’Unità che comprende terapia intensiva cardiologica, emodinamica e cardiologia, sono riusciti a salvare la funzionalità di uno degli arti superiori, mentre continuano a portare avanti le terapie per tentate il ripristino degli altri. Ma in un contesto di gravità che permane e non consente ancora di quantificare la prognosi. Al suo arrivo al Goretti il cittadino indiano aveva i sintomi di una disfunzione cardiaca che ha richiesto appunto una terapia per fermare l’embolia in corso, ma non ha permesso di salvare al funzionalità della gamba sinistra, amputata la scorsa settimana nel corso di un’operazione eseguita da chirurghi e radiologi interventisti.
Sull’origine della patologia sono in corso le verifiche degli investigatori della Questura che hanno avviato tutti gli accertamenti del caso. Oltre all’ipotesi del contatto prolungato con i fitofarmaci in agricoltura, i poliziotti stanno vagliando anche altre eventualità, in un contesto di verifiche dettato anche dai riscontri dei medici sulla base del decorso ospedaliero. La pista dell’intossicazione è stata introdotta dai racconti dello stesso straniero, ascoltato nei giorni scorsi con l’aiuto di un interprete, perché non parla italiano e in una prima fase del ricovero non era in grado di parlare perché le sue condizioni non lo consentivano.
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