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La storia

Mafia, affari e politica: ad Aprilia in 33 anni nulla è cambiato

Politici a casa degli Alvaro, la denuncia del Msi nel 1992

Mafia, affari e politica: ad Aprilia in 33 anni nulla è cambiato

Ad Aprilia il sospetto di ingerenze, di condizionamenti da parte della criminalità organizzata nel campo della politica e dell’imprenditoria, che hanno portato allo scioglimento del Comune, esiste da almeno 33 anni.

Spulciando negli archivi infatti, si trova una prima, primissima interrogazione parlamentare presentata dal Movimento Sociale Italiano (a firma di Guglielmo Rositani) che chiedeva ai Ministri delle poste e telecomunicazioni, delle partecipazioni statali, del lavoro e previdenza sociale e delle finanze, per quale motivo ad una famiglia di Aprilia, che «vive in una villa bunker», ritenuta affiliata alla malavita organizzata, «la Sip possa continuare impunemente a fornire commesse per circa 100 miliardi l’anno per il solo Lazio, a personaggi che secondo la relazione presentata il 28 novembre 1991, dalla Commissione parlamentare antimafia, risultano come "una famiglia affiliata alla ’ndrangheta"; 2) per quale motivo la Sip, malgrado le denunce e le sollecitazioni, non si preoccupi di fare piena luce sulle irregolarità amministrative in special modo sul mancato versamento dei contributi INPS e INAIL, e sul mancato pagamento degli stipendi e dei salari; 3) per quale motivo la Sip addirittura copra operazioni truffa degli Alvaro accettando, ad esempio, per buono l’elenco di circa 70 presunti dipendenti trasferiti all’Acet dalla Comitel, e trasmesso in via informale con fogli matricola senza il numero di nullaosta».

Già in quegli anni poi, si denunciavano strani rapporti, commistioni tra criminalità ed esponenti della politica locale, ma non solo: alla famiglia Alvaro infatti, sarebbe stata accordata la presentazione da un sedicente funzionario Inps - che non era dipendente dell’istituto - di una domanda di sanatoria per 70 miliardi di lire, a fronte di dichiarazioni dei redditi che per Vincenzo Alvaro arriva a 52 milioni di lire, per Antonio appena 8. Un favore? Per il Msi si tratterebbe di un «trattamento di evidente quanto ingiustificato favore... collegato a quanto i giornali scrivono e cioè: che nella villa bunker di Aprilia entrano ed escono importanti personaggi politici dei quali uno dovrebbe essere un calibro grosso».

A pochi giorni di distanza da questa interrogazione, ad Aprilia vi fu una “serrata”: Confcommercio e sindacati portarono i commercianti a tenere chiuse le attività per protestare contro il dilagare del racket con il sindaco Meddi che chiese maggiore presenza dello Stato e un incontro urgente con il Prefetto.

Trenta anni dopo cosa è cambiato? Forse oggi i politici non vanno più a casa dei criminali, forse non li ospitano nemmeno, loro o i loro familiari in immobili di loro proprietà, ma ci parlano per tramite di alcuni imprenditori che da vittime sono divenuti sodali. E’ quanto sospetta la Dda di Roma che ha indagato e portato a termine l’operazione Assedio con 25 ordinanze cautelari (21 i carcere) che il 3 luglio scorso portò anche all’arresto del sindaco Lanfranco Principi.

Per lui ipotesi di voto di scambio: l’organizzazione che fa capo a Patrizio Forniti - sparito e fuggito all’arresto con la compagna - si sarebbe impegnata per portargli 200 voti (quasi la metà di quelli che ottenne nella passata tornata elettorale del 2018 quando divenne vice sindaco dell’amministrazione Terra) e in cambio, tra le altre cose, il vice sindaco e altri esponenti, avrebbero provato ad impedire la costituzione di parte civile della città nel processo a carico del boss, arrestato con i fratelli Gangemi per una serie di attentati. Un terremoto a cui seguirono le dimissioni dell’intero Consiglio comunale, la nomina di un commissario prefettizio e ad agosto l’insediamento della Commissione di accesso sulla cui relazione il Prefetto di Latina Ciaramella ha inviato la richiesta di scioglimento al ministro dell’Interno che a sua volta l’ha presentata al Consiglio dei Ministri che l’ha approvata.

E pensare che proprio in queste settimane in vista della tornata elettorale di fine maggio, erano in corso febbrili trattative, incontri confronti. Cinque, sette candidati alla carica di sindaco, di questo si parlava in questi giorni. Prima di 18 mesi invece, non si andrà al voto (con la possibilità di una proroga addirittura) e non è chiaro al momento se a questo si aggiungerà anche una qualche misura di incandidabilità per qualche esponente politico.

Resta l’onta per una comunità di una città che è la quinta dell’intera regione, che si ritrova ad essere la prima in tutta la provincia - nemmeno il Comune di Fondi venne sciolto - a subire lo scioglimento del Comune per una infiltrazione mafiosa che ufficialmente nessuno ha mai sospettato, di cui si è mai accorto.

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