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Il dossier

Evasione fiscale, il silenzio dei comuni

Nel 2023 solo il 4% delle amministrazioni locali italiane ha collaborato con l’agenzia delle Entrate. Secondo i dati della Cgil di Mestre nessuna segnalazione da Latina

Allarme del Codacons: Comune di Latina a un passo dal dissesto

Nel Lazio, come nel resto d’Italia, l’evasione fiscale resta un fenomeno imponente e troppo poco contrastato a livello locale. A confermarlo è il recente rapporto dell’Ufficio Studi della CGIA di Mestre, che fotografa una situazione allarmante: nel 2023 solo il 4% dei Comuni italiani ha trasmesso “segnalazioni qualificate” all’Agenzia delle Entrate, strumento fondamentale per far emergere casi di evasione ed elusione fiscale. E tra i Comuni silenti, spiccano purtroppo anche quelli laziali: Latina compresa.

Su oltre 7.900 Comuni presenti in Italia, appena 296 hanno partecipato all’attività di contrasto all’evasione, ricevendo complessivamente 6 milioni di euro. Di questi, la metà è tornata agli enti locali come premio per la collaborazione. Si tratta di una cifra irrisoria se rapportata ai circa 93 miliardi di euro di evasione stimata ogni anno. Roma è l’unica amministrazione del Lazio ad aver segnalato casi sospetti, incassando però solo 3.570 euro. Latina, insieme a Rieti, Frosinone e Viterbo, non ha inviato alcuna segnalazione. Una scelta – o forse una rinuncia – che pesa soprattutto in un momento storico in cui le risorse pubbliche sono sempre più limitate.

Eppure, proprio il Lazio figura tra le regioni con una delle economie sommerse più consistenti: secondo i dati CGIA, nella regione si evadono ogni anno oltre 10 miliardi di euro, pari all’11,2% del gettito teorico. Anche il lavoro nero è ben presente, con 319.400 occupati non regolari, pari all’11,8% del totale. In pratica, quasi un lavoratore su otto opera fuori dalle regole. Eppure, le amministrazioni locali sembrano incapaci – o non intenzionate – ad attivare strumenti efficaci di contrasto.

Nel caso di Latina, la situazione appare particolarmente emblematica. In un territorio segnato da storiche difficoltà nel controllo urbanistico, da una forte presenza di lavoro irregolare e da un mercato immobiliare opaco, non risulta per il 2023 alcuna attività formale contro l’evasione dei tributi erariali. Un’occasione persa non solo sotto il profilo della giustizia fiscale, ma anche economico: recuperare parte delle imposte evase significherebbe infatti maggiori risorse per il bilancio comunale, e di conseguenza più servizi o minori tasse locali.

Il quadro nazionale non è molto diverso. Milano guida la classifica con quasi 400 mila euro incassati grazie alle segnalazioni, seguita da Genova (381 mila euro), Prato e Lodi. Al Sud, invece, quasi tutto tace: su 296 Comuni attivi, solo 40 si trovano nel Mezzogiorno. Città come Palermo, Bari e Napoli risultano presenti, ma con importi simbolici. In molte altre non risulta alcuna attività segnaletica. Un dato che stride fortemente con le stime di evasione: in Calabria si evadono quasi 3 miliardi di euro l’anno (19,4% del gettito teorico), in Campania oltre 8,5 miliardi (17,2%), in Puglia oltre 6 miliardi (17,5%).

Secondo la CGIA, però, non sempre si tratta di mala fede o connivenza politica. Le segnalazioni devono essere circostanziate, supportate da documentazione, e richiedono personale competente. In molti Comuni – specie nei più piccoli – queste competenze semplicemente non esistono. E dove ci sono, spesso vengono impiegate nel recupero delle imposte comunali come IMU, Tari, Tosap, tributi turistici: tutte entrate dirette che hanno la priorità rispetto alla “collaborazione” con il fisco nazionale.

C’è però anche un altro aspetto, più controverso: la paura di perdere consenso. In molte aree del Paese, il consenso politico locale si costruisce anche evitando di “vedere” certi abusi. L’abusivismo edilizio, per esempio, rappresenta per alcuni una soluzione alle tensioni abitative; il lavoro irregolare, una via di sopravvivenza per chi è rimasto fuori dal mercato regolare. Intervenire significa esporsi, scontentare, creare conflitti. E così si preferisce lasciar correre.

La legge, tuttavia, offre ai Comuni una possibilità concreta: trasmettere all’Agenzia delle Entrate “segnalazioni qualificate” in cinque ambiti principali – commercio e professioni non dichiarate, abusi edilizi, residenze fittizie, disponibilità di beni incongruenti e immobili mai dichiarati. Dal prossimo anno, inoltre, il meccanismo di premialità tornerà a garantire il 100% degli importi recuperati ai Comuni. Un incentivo forte, che potrebbe cambiare le cose. Ma solo se ci sarà una chiara volontà politica e una rinnovata capacità amministrativa.

Per il momento, però, resta un paradosso: mentre lo Stato perde miliardi e i cittadini onesti pagano per tutti, molte amministrazioni – tra cui Latina – scelgono di restare in silenzio, rinunciando non solo a una battaglia di legalità, ma anche a risorse preziose per il proprio territorio.

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