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Il fatto

Babysitter abusata dal cognato

Imputato un 65enne accusato di violenza sessuale. Il drammatico racconto in aula della vittima: «Ho cercato di oppormi ma lui ha compiuto atti sessuali. Mi fa schifo ricordare quei momenti»

Babysitter abusata  dal cognato

Ha ricostruito una parte della sua vita. In alcuni momenti della deposizione si percepiva la sofferenza per alcune ferite non ancora rimarginate. Era scossa quando ha ripercorso i fatti. «Sono stata abusata da uno zio che ero una bambina», ha detto prima di raccontare nel dettaglio la vicenda che in Tribunale la vede come vittima. «Il mio ex marito mi ha maltrattato», ha aggiunto con la voce rotta dall’emozione.

A seguire ha raccontato - nel corso di una lunga deposizione durata oltre un’ora e mezza - l’incubo che ha vissuto. «Mio cognato ha abusato di me, era ossessionato. Ricordo che ha iniziato a pedinarmi chiedendomi prestazioni sessuali già a partire dal 2011- ha riferito la donna che in passato aveva lavorato come baby sitter - lui si presentava a casa con una serie di scuse, rifiutai, pensando a mia sorella e a lei non dissi niente. Lo dissi a mia madre che ero intimorita da questa persona». Poi a distanza di anni, nel 2024, il comportamento dell’uomo, un 65enne, è diventato sempre più insistente. Dalle minacce: «Maledetta ti butto giù casa», alla violenza. Un giorno l’uomo si era presentato in casa della donna a Latina con la scusa di controllare una perdita d’acqua ed è qui che la situazione è precipitata. Il racconto della vittima è dettagliato quando risponde alle domande del pubblico ministero Martina Taglione.

«Ricordo un giorno di maggio quando si era abbassato i pantaloni ed era entrato in casa, mi ha preso e disteso sul letto, gli dicevo di non farmi niente e mi ha tirato giù i pantaloni e una parte degli slip e ha compiuto atti sessuali. Mi fa schifo ricordare quei momenti, io stavo male - ha aggiunto la donna - ricordo di aver raccontato questo episodio a un’amica e a mio zio. Ricordo bene che poi questa cosa è venuta a saperla anche mia sorella. Subito dopo che ho denunciato i fatti, mia sorella ha iniziato a insultarmi per telefono e mi disse: “Sei una poco di buono, ti stacco i capelli”». La vittima aveva infatti presentato un’integrazione alla prima denuncia. L’imputato sottoposto ad una misura restrittiva a seguito della denuncia e delle indagini dei Carabinieri della Compagnia di Latina si trova agli arresti domiciliari e ha il braccialetto elettronico, è difeso dall’avvocato Fabio La Macchia. «Ha costretto la donna a subire atti sessuali - è riportato nelle carte dell’inchiesta - dopo averle strappato dalle mani le chiavi di casa e chiuso a chiave la porta dell’abitazione in modo da agire indisturbato, iniziava a palpeggiarla, afferrandola per le spalle, la faceva sedere sul letto la denudava, la bloccava per impedirle di alzarsi e compiva atti sessuali».

Questo episodio era avvenuto il 2 maggio del 2024. Ieri al termine del processo la vittima degli abusi una volta terminata la deposizione quando è uscita dall’aula, è stata travolta dall’emozione ed scoppiata a piangere. Il processo - davanti al Collegio Penale presieduto dal giudice Elena Nadile e composto dai magistrati Enrica Villani e Paolo Romano - riprende l’8 luglio quando saranno ascoltati altri testimoni. Era stata la Procura di Latina ad esercitare l’azione penale a chiedere nei confronti dell’uomo il giudizio immediato: quella di ieri era la seconda udienza del processo.

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