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La decisione del Tar

Auto con firme false per i familiari di Forniti, confermata la revoca della licenza

Respinto il ricorso di un’agenzia di consulenza automobilistica che ha attestato la presenza della figlia e del genero di Forniti nella compravendita di alcune auto quando i due erano in carcere

Latina, decaduti sindaco e Consiglio: ecco il testo della sentenza del Tar

Il Tar di Latina conferma la revoca di attività a un’agenzia di consulenza automobilistica, che in alcune operazioni di compravendita di vetture avrebbe falsamente attestato la firma della figlia di Patrizio Forniti e del suo compagno, entrambi arrestati a luglio 2024 nell’operazione Assedio.

Per questo i giudici della seconda sezione (Orazio Ciliberti, presidente, Massimiliano Scalise e Viola Montanari estensore) al termine della Camera di Consiglio hanno respinto la richiesta cautelare della società, che chiedeva l’annullamento (previa sospensione dell’efficacia) dell’ordinanza dirigenziale del 27 marzo 2025 della Provincia di Latina, settore Viabilità e Trasporti, che ha avviato il procedimento di sospensione dell’attività. Tuttavia i magistrati con l’ordinanza del 28 maggio hanno respinto il ricorso, sottolineando che: «gli addebiti, per come emersi in questa sede sommaria, integrino gli estremi dei gravi abusi posti a fondamento della revoca».

Per il Tar il provvedimento impugnato contiene un’adeguata motivazione, attraverso il richiamo ai verbali della Polizia Stradale. Diversi atti di compravendita delle auto riportano infatti le firme di Nabil Salami e Yesenia Forniti, in un periodo però nel quale i due si trovavano in carcere. «Nell’operazione risulta incontestato che il ricorrente abbia falsamente attestato la firma di Nabil Salami, asseritamente intervenuto quale venditore in un periodo in cui quest’ultimo era ristretto in carcere. Dai verbali della Polizia richiamati - si legge nell’ordinanza - nel provvedimento impugnato emerge come il ricorrente abbia attestato la presenza e autenticato la firma di Salami (al tempo in carcere e dunque impossibilitato a presenziare), quale committente, in altre sei operazioni di compravendita di auto. In un’altra operazione non trova adeguata spiegazione da parte del ricorrente l’autentica della firma e la conseguente identificazione quale venditrice della signora Yesenia Forniti, in un momento in cui quest’ultima era già stata tratta in arresto presso il carcere femminile di Rebibbia». Perciò l’istanza del ricorrente è stata respinta.

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