L'udienza
20.06.2025 - 09:30
Sanità e politica. Per quasi 40 minuti Claudio Moscardelli, ex parlamentare e segretario provinciale del Partito Democratico di Latina, parla in aula davanti al Collegio Penale del Tribunale di Latina, presieduto dal giudice Mario La Rosa, nel processo che lo vede imputato per lo scandalo dei concorsi della Asl. E’ l’esame dell’imputato. Il pm Valerio De Luca rinuncia all’esame, c’è l’interrogatorio rilasciato quando furono eseguite le misure restrittive nel luglio del 2021 davanti al gip.
Moscardelli risponde alle domande del suo avvocato Renato Archidiacono, ricostruisce la sua storia politica: da quando ha iniziato come consigliere circoscrizionale alle legislature alla Regione Lazio, al Parlamento, fino all’incontro con Claudio Rainone, l’altro imputato. E contestualizza i tempi: «L’ho conosciuto nel 2017 - ha detto - nel 2019 ho incontrato Rainone un’altra volta, quando si occupò di risolvere il problema della stabilizzazione dei precari: erano 400 e la mancata stabilizzazione avrebbe portato dei problemi nei servizi per i cittadini. Il direttore della Asl Casati mi parlò bene di lui, di Rainone, dicendo - ha aggiunto Moscardelli - che era uno che stava sul pezzo».
L’ex parlamentare ha sottolineato che ha apprezzato il lavoro di Rainone: «Ho espresso parole positive nei suoi confronti ma questo non aveva a che fare con le scelte fatte, per quanto riguarda la nomina del direttore sanitario e amministrativo decideva il direttore generale». Infine i riferimenti a Tomao e Di Domenico, due candidati al concorso: «Li conoscevo, erano persone che stimavo, uno era stato ufficiale in Marina e l’altro si era laureato in Economia e Commercio a Parma, seppi che avevano superato lo scritto ed erano preoccupati per l’orale, sbagliai - ammette Moscardelli in aula - a presentarli a Rainone, avvenne in due occasioni e durò pochi minuti». I nomi di Tomao e Di Domenico non sono stati fatti a caso. Il primo all’epoca era presidente del Consiglio Comunale di Minturno e Di Domenico era figlio del Presidente del Consiglio Comunale di Gaeta ed erano vicini alla corrente politica riconducibile a Moscardelli nel Pd, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti.
Alla fine della deposizione rispondendo sempre al suo legale, ha ricordato come fosse emerso nelle carte dell’inchiesta che aveva ricevuto da Rainone la richiesta dei numeri di telefono di Tomao e Di Domenico: «Ricevetti un messaggio WhattsApp, rimasi perplesso, pensavo fosse una comunicazione di servizio». Oltre a Claudio Moscardelli gli imputati sono: Claudio Rainone, Mario Graziano Esposito, rispettivamente presidente e segretario della Commissione finita sotto inchiesta, che devono rispondere a vario titolo di corruzione, falso e rivelazione di segreto d’ufficio.
Edizione digitale
I più recenti